Sono 7.571 le posizioni di lavoro dipendenti in più nella Bergamasca, risultato del saldo tra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro tra gennaio e settembre. Il dato è inferiore se paragonato ai primi nove mesi degli ultimi due anni e all’analogo periodo del 2019, prima della pandemia. La variazione tendenziale (+2.833) a fine settembre è in progressivo rallentamento ma resta ancora positiva. A rallentare quest’anno sono state soprattutto le assunzioni (110.624, il 4,1 per cento in meno su base annua) mentre le cessazioni (103.053) sono scese solo dell’1,3 per cento. La crescita occupazionale dei primi nove mesi è concentrata quasi per intero (6.989 sul totale di 7.571) nei rapporti a tempo indeterminato ed è alimentata non da nuovi ingressi dall’aumento di stabilizzazioni di rapporti temporanei. Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, oltre 11 mila, sono aumentate del 30,9 per cento sui primi nove mesi dell’anno scorso, azzerando il saldo netto dei contratti a tempo determinato: non è solo l’effetto ritardato della ripresa massiccia delle assunzioni temporanee nel biennio post-Covid ma anche il segnale della difficoltà delle imprese nel reperire nuovo personale. Secondo l’Osservatorio del lavoro della Provincia di Bergamo su dati Excelsior, le curve legate alla mancanza di candidati e alla loro inadeguatezza hanno invertito il trend. Dopo l’estate l’assenza di profili professionali cercati dalle aziende è scesa dal 40% a poco meno del 35%, mentre l’incidenza relativa alla preparazione non adeguata è cresciuta salendo dal 10% a quasi il 15%. Il risultato è che in provincia di Bergamo la percentuale relativa alle difficoltà di reperimento sul totale degli ingressi previsti supera di qualche punto percentuale la media lombarda (50%).
CronacaPiù stabilizzazioni. Mancano candidati