
Stefano Rho (De Pascale)
Bergamo, 4 febbraio 2016 - Professore licenziato per non aver dichiarato in un'autocertificazione per il Ministero dell'Istruzione, la condanna ad una multa di 200 euro per aver fatto 11 anni fa la pipì in un cespuglio. La storia di Stefano Rho, docente bergamasco, sta facendo discutere e ha innescato una vera e propria catena di solidarietà: il gruppo Facebook "Dalla parte di Stefano Rho", ha collezionato migliaia di "mi piace" in poche ore. Protagonista della vicenda un docente di Filosofia 43enne, sposato e padre di 3 figlie. Secondo quanto ricostruito tutto è comunciato nel Ferragosto del 2005 quando a sera tardi venne sorpreso dai carabinieri mentre faceva la pipì in un cespuglio di Averara, in valle Brembana. Stando a quanto ricostruito aveva passato la serata con gli amici a bere a mangiare e, pare, non ci fossero locali pubblici a disposizione per quella necessità.
Nel suo iter la denuncia arriva sul tavolo del Giudice di Pace e per Stefano scatta la multa di 200 euro di multa per "atti contrari alla pubblica decenza". Il 2 settembre 2013 il prof firma per il ministero dell' Istruzione l'autodichiarazione di non aver subito condanne o provvedimenti. Tre mesi dopo, il dirigente scolastico gli comunica che da un controllo è emerso che risulta "destinatario di un decreto penale passato in giudicato" e, sentite le sue spiegazioni, lo "censura". Non è dello stesso avviso la Corte dei Conti, secondo la quale ad un'autocertificazione non veritiera deve seguire il licenziamento. Così il dirigente scolastico di Bergamo, Patrizia Graziani, ha dichiarato la decadenza dell'insegnante."È una vicenda paradossale e assurda" ha commentato il deputato del Pd Antonio Misiani - "Presenterò al più presto un'interrogazione parlamentare per chiedere tutti i chiarimenti e gli interventi necessari alla ministra della pubblica istruzione".
La vicenda di Stefano Rho, non sarebbere l'unica accaduta a Bergamo durante l'ultimo anno scolastico: da settembre sono già 20 i casi analoghi. Lo rileva la Flc-Cgil di Bergamo. Elena Bernardini, segretario generale provinciale, ha spiegato che tutti coloro che vengono assunti a scuola, insegnanti o personale amministrativo, tecnico e ausiliario che siano, devono sottoscrivere un'autocertificazione in cui dichiarano di non aver mai riportato condanne penali: "Ci sono casi, per esempio quello di una multa inferta dal giudice per un incidente stradale con feriti lievi, in cui accade che, quando l'interessato chiede al tribunale il certificato penale del casellario giudiziario, gliene venga rilasciato uno dove non si fa cenno a condanne che godono del beneficio della non menzione. Tuttavia, quando a richiedere il certificato del casellario, in fase di verifica, è la pubblica amministrazione, queste condanne lievi compaiono. Ed ecco che l'incongruenza viene giudicata "dichiarazione falsa"». Già in diverse occasioni il sindacato aveva assistito i propri iscritti in casi simili. Il lavoratore, però, se la cavava con una multa o un provvedimento disciplinare: "Non era mai successo che si giungesse a misure così drastiche. Lo scorso anno è intervenuta in materia la Corte dei conti, chiedendo di applicare rigidamente le regole. Da qualche mese, dunque, per "dichiarazione falsa" scatta il licenziamento".