Morti sospette a Piario. Chiesta l’archiviazione dopo le riesumazioni

"Pazienti uccisi con il Valium", ex caposala e infermiera erano indagate. Tredici le parti offese. Ora la parola passa al giudice delle udienze preliminari. .

Morti sospette a Piario. Chiesta l’archiviazione dopo le riesumazioni

Morti sospette a Piario. Chiesta l’archiviazione dopo le riesumazioni

Morti sospette, perquisizioni nel reparto di Medicina (i carabinieri della Compagnia di Clusone avevano sequestrato 89 cartelle cliniche), le riesumazioni di pazienti anziani deceduti. Una ipotesi iniziale di indagine per omicidio poi riqualificato in maltrattamenti, pazienti uccisi con il Valium. Siamo all’ospedale di Piario, in Valle Seriana, nei mesi tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. Un caso vero e proprio arrivato ora alla richiesta di archiviazione. Nel mirino degli inquirenti erano finite l’ex caposala (assistita dall’avvocato Zambelli) la cui posizione è già stata archiviata, e l’infermiera A. R. (avvocato Cesari) che si avvia sulla stessa strada. Si sono sempre dichiarate innocenti. Entrambe non lavorano più nella sanità pubblica. Il fascicolo, passato di mano da un collega all’altro, è finito sul tavolo del pm Emma Vittorio che ne ha chiesto l’archiviazione: ultima parola spetta al giudice delle udienze preliminari. Sono tredici le parti offese. La richiesta va nella direzione delle risultanze cui sono giunte le consulenze che di fatto non hanno riscontrato un nesso causale tra la somministrazione del Valium e la morte dei pazienti, tutti anziani ricoverati all’ospedale di Piario. Due medici legali e un tossicologo erano stati incaricati di eseguire l’autopsia su 5 pazienti morti e fatti riesumare il 15 febbraio 2016, quando i carri funebri avevano fatto la spola tra i cimiteri e la camera mortuaria dell’ospedale di Piario. Tra lo strazio dei parenti di fronte a un nuovo dolore. Per i consulenti incaricati dalla procura non solo le dosi di Valium somministrate non sarebbero state letali, ma nemmeno avrebbero contribuito a peggiorare lo stato di salute dei malati. Da qui la mancanza di nesso causale. Al contrario, il trattamento attuato era risultato "corretto e progressivamente adeguato" alle loro condizioni, di per sé già critiche. È vero che tracce di Valium erano state individuate nel fegato e nei tessuti adiposi anche di malati (4 su 5) la cui terapia non lo prevedeva, ma per i consulenti non si poteva risalire a quanto ne fosse stato somministrato quando erano in vita. Non c’era, invece, Midazolam. La caposala si era fatta interrogare negando di aver omesso sulla sottoposto. Secondo l’accusa era a conoscenza sia dell’ammanco di Diazepam (Valium) e Midazolam. L’infermiera sin dall’inizio aveva sempre respinto le accuse. F.D.