
BERBENNO (Sondrio)
C’è una svolta nel caso della donna di Berbenno, in Valtellina, che da diversi anni presenta denunce per minacce, danneggiamenti, aggressioni (è finita anche al Pronto Soccorso per le lesioni subite) e che, due settimane fa, ha raccontato la sua storia a “Il Giorno”, annunciando di avere incaricato il suo avvocato, Giuseppe Romualdi di Sondrio, di attivarsi per procurarle "il porto d’armi, così posso difendermi da sola, in quanto non lo fa la giustizia".
"Il giorno stesso in cui è stato pubblicato l’articolo sono stata convocata in Procura - dichiara Piera Pendusci, 61 anni, vedova che vive sola, addetta alle pulizie nell’ospedale - e contattata anche da un funzionario dell’Anticrimine della questura di Sondrio. L’ispettore Mauro Menatti della Polizia di Stato, in servizio a Palazzo di giustizia, su incarico del magistrato Chiara Costagliola, mi chiese di riassumere tutti gli episodi di cui sono stata vittima. Nei giorni successivi sono stati convocati altri testimoni, fra cui mia figlia e un vicino di casa che hanno confermato, tra l’altro, di avere assistito ad alcuni di essi". L’indagine ha preso l’auspicato impulso e il sostituto procuratore Costagliola, alla luce degli elementi raccolti, ha subito presentato al gip la richiesta di applicazione di una misura cautelare a carico dell’uomo che, da diversi anni, perseguita la querelante con continui atti persecutori che si sono tradotti nell’ipotesi di reato di stalking.
"La reiterazione dei fatti in contestazione, nonché la progressiva carica offensiva degli stessi - scrive il giudice Fabio Giorgi nel suo provvedimento - fanno ritenere come misura idonea a prevenire ulteriori condotte illecite il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa Piera Pendusci (in particolare l’abitazione a Berbenno e l’abitazione di residenza a Sondrio), con l’ulteriore prescrizione di mantenere una distanza minima di 500 metri da tali luoghi e dalla persona offesa, al fine di tutelare la sua incolumità". "Sono costretta a vivere barricata in casa - spiega la signora Piera -. Al ritorno dal lavoro, la sera, spesso mi faccio accompagnare da mio fratello. Vivo da tempo nel terrore, in un continuo stato d’ansia. Per questo motivo mi sentirei più sicura con una pistola e dunque vorrei il porto d’armi. Non si può intervenire a tutela di un cittadino, quando è tardi, magari dopo un omicidio. Ora qualcosa di positivo si è mosso, grazie lo devo innanzitutto a “Il Giorno” che ha sollevato il caso, e spero serva alla mia reale protezione".
Michele Pusterla