Maxi-confisca a famiglia di imprenditori

Il Tribunale nel 2020 aveva risposto picche disponendo il dissequestro. La Corte d’appello invece, quasi tre anni dopo, ha accolto il ricorso della procura e disposto la misura di prevenzione patrimoniale. Risultato: la confisca di un tesoro da un milione mezzo di euro. Doccia fredda per i famigliari di Giovanni Fervorari, l’imprenditore di Sale Marasino coinvolto nell’inchiesta Leonessa il quale - condannato per reati tributari e indicato dall’accusa come un corruttore di finanzieri e funzionari del Fisco - si tolse la vita in carcere. Sposando la ricostruzione del pm Antonio Bassolino, i giudici hanno fatto ricadere le conseguenze dei presunti illeciti sulla moglie e il figlio, ritenendo che "le disponibilità patrimoniali di cui nel 2018 poteva disporre l’imprenditore e famiglia fossero grandemente sproporzionate rispetto ai proventi dell’attività lavorativa dei componenti del nucleo, tali da ritenersi provento delle condotte di di frode fiscale, cui con continuità ininterrotta Fervorari è stato dedito dal 2003 al 2018". La Corte ha disposto la confisca di 17 immobili per 1.367.000 euro: sei abitazioni, cinque box, un negozio, due fabbricati tra Brescia, Provaglio d’Iseo, Torbole, Passirano, Rodengoe Artogne, oltre a quote societarie, una Porsche e una barca.