L'Istituto Mario Negri festeggia trent'anni all'avanguardia nelle ricerche farmacologiche

Il centro opera soprattutto nel campo delle patologie reanali e delle malattie rare di Alessandro Borelli

Ricercatori nei laboratori dell'Istituto Mario Negri (Depascale)

Ricercatori nei laboratori dell'Istituto Mario Negri (Depascale)

Bergamo, 4 novembre 2014 - Un viaggio lungo trent’anni, sempre in prima linea nella ricerca e, soprattutto, sempre all’avanguardia. L’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri festeggia nel 2014 l’anniversario della sua presenza a Bergamo. L’avventura, infatti, era iniziata già nel 1963 a Milano ma fu nel 1984 che la struttura, complice anche il co-fondatore Giuseppe Remuzzi, compagno di strada del professor Silvio Garattini, scelse di aprire i propri laboratori in città, nei locali del Conventino in via Gavazzeni, a due passi dal Patronato San Vincenzo. Oggi dire Mario Negri a Bergamo significa però parlare del Parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso, dove si trova uno dei centri di studio più importanti a livello internazionale.

«Operiamo in particolare nel campo delle malattie renali e in quello delle malattie rare – dice Garattini -. Per il primo ambito ci appoggiamo al nostro centro di Stezzano; per il secondo agli spazi del centro Aldo e Cele Daccò di Villa Camozzi, a Ranica». Qui, nel 1985, iniziò una vera e propria fase pionieristica per l’attività del Negri, sostenuto sin dagli albori dal gioielliere milanese il quale, in qualità di mecenate, gli ha poi dato nome, Mario Negri, appunto: «Diventammo consapevoli – spiega Silvio Garattini – che dovevamo occuparci di una problematica fondamentale per gli studi medici alla quale in pochi, allora, si dedicavano a livello europeo. In tutto questo tempo abbiamo assistito e dato informazioni ad almeno 20mila persone, oltre ad aver collaborato con un numero vastissimo di associazioni».

Per Garattini, oggi fare ricerca significa «in primo luogo, avere sempre un contatto diretto con i malati: è fondamentale. E poi lavorare con l’obiettivo della libertà e dell’indipendenza. È una sfida quotidiana ma la nostra storia ci dice che è la strada giusta. Mai accetteremmo compromessi che violino i principi di competitività e di trasparenza. Mai rinnegheremmo questo sentire che abbiamo sempre cercato di trasmettere ai nostri giovani». I giovani: un punto di forza ma, oggi più che mai, anche protagonisti di una stagione particolarmente difficile. «In tutto questo tempo ne abbiamo formati a decine - rimarca Garattini -. Tantissimi li abbiamo visti raggiungere posizioni di prestigio e cattedre molto importanti anche a livello internazionale. Certo oggi la situazione non è facile e per questo non smettiamo di invocare, nelle sedi opportune, scelte responsabili. Tuttavia dentro il Negri non è mutato lo stile: si invogliano le nuove generazioni a fare, con serietà e competenza, ma senza gerarchie o imposizioni dall’esterno». Quanto ai progetti futuri, «Ce ne sono tanti già nel presente - dice Garattini -. Più che ai progetti, penso al desiderio più importante: mantenerci liberi, nonostante i sacrifici, da condizionamenti esterni. Abbiamo sempre avuto come unico riferimento il malato, deve continuare ad esserlo».