Bergamo, tragico incidente aereo: due morti e nessuna certezza

Persero la vita Stefano Mecca e la figlia 15enne Marzia. Insufficienti le perizie sull’aereo, la pm Silvia Marchina chiede l’archiviazione

Il recupero del piper

Il recupero del piper

Bergamo, 12 agosto 2020 - Cosa è successo esattamente quella maledetta mattina del 21 settembre sopra i cieli di Orio al Serio, alle porte della città? Quali le cause all’origine del tragico incidente aereo in cui hanno perso la vita prima la figlia Marzia, di 15 anni, e a distanza di una settimana anche il papà, Stefano Mecca, 51 anni, commercialista, che pilotava un Mooney Mk 20 D-Eise che si è schiantato contro un terrapieno dell’Asse interurbano?

Domande legittime per ora senza una risposta. La procura di Bergamo, nello specifico il pm Silvia Marchina, che sin dal primo giorno si è occupato di questa terribile vicenda (il fascicolo aperto era contro ignoti per omicidio colposo), considerato che non è possibile individuare con certezza le cause, ha chiesto al giudice delle indagini preliminare l’archiviazione. In particolare, si legge nel dispositivo, "non si è in grado di affermare se l’incidente vada ricondotto a una anomalia o malfunzionamento del velivolo, ovvero un errore umano del pilota. A ogni modo, essendo quest’ultimo deceduto, anche in presenza di una condotta colposa penalmente rilevante di quest’ultimo, il procedimento risulterebbe estinto per la morte del reo". Insomma, non sono bastate le perizie tecniche, gli accertamenti specifici per giungere a una conclusione. Resta lo strazio della moglie e dei figli del commercialista. 

Riavvolgiamo il nastro della storia. È la mattina di sabato 21 settembre, splende il sole. Sul velivolo Mooney modello M20K ci sono Stefano Mecca, commercialista di Gazzaniga con studio professionale ad Albino (aveva collaborato anche con la stessa procura), e le tre figlie Marzia, seduta sul sedile anteriore, accanto al padre, Chiara, 18 anni e Silvia, stessa età di Marzia, sedute nella parte posteriore dell’abitacolo, rispettivamente a destra e sinistra. È da poco decollato dall’Aeroclub Taramelli di Orio al Serio, per una gita a Venezia. Ma qualcosa, qualche minuto dopo il decollo, una decina, convince Stefano Mecca a tornare indietro. Si era parlato di un rumore anomalo al motore, guasto che non è mai stato accertato. Il velivolo è in fase di rientro quando si schianta al suolo, contro un albero che si trova in prossimità dell’Aeroclub, su un terrapieno della rampa di accesso alla Sp 671, in direzione di Brescia.

L’aereo prede fuoco. Solo il tempestivo intervento di due passanti – un ex poliziotto, Angelo Pessina e l’amico Francesco Defendi – riesce a estrarre Stefano Mecca e le figlie Silvia e Chiara: tutti con ustioni. Solo per Marzia, rimasta intrappolata tra le fiamme, non c’è nulla da fare. Trasportato al Niguarda di Milano con gravi ustioni estese al 40% del corpo, il 27 settembre anche papà Stefano si arrende. La procura per chiarire le cause e l’esatta dinamica ha nominato come consulente tecnico l’ingegnere Alberto Folchini. 

Sono state esaminate le registrazioni video contenute nel sistema di videosorveglianza dell’Aeroclub, le analisi delle tracce lasciate dal velivolo nell’impatto, le registrazioni radar delle comunicazioni tra gli aerei in volo e la torre di controllo a Orio al Serio. Gli accertamenti tecnici hanno permesso di escludere eventuali anomalie di motore ed elica. Inoltre, è scritto nella richiesta di archiviazione, se Mecca avesse voluto rientrare per un problema al motore, la gravità dell’avaria l’avrebbe indotto il pilota a chiedere l’atterraggio di emergenza. Ma il tono e la voce del pilota non sembrano rivelare apprensione. L’unico elemento di anomalia riscontrato dal consulente tecnico all’esame del relitto è stata la posizione dei flaps che al momento dell’impatto al suolo erano completamente estesi, laddove invece per una corretta manovra doveva vano essere retratti.