Fuochi per bruciare scarti. Undici multe e due denunce dei carabinieri forestali

In nove mesi sono stati 48 gli interventi sul territorio

Fuochi per bruciare scarti. Undici multe e due denunce dei carabinieri forestali

I roghi sono stati appiccati per liberarsi di sterpaglie o immondizia Tra i rischi anche l’innesco di incendi nei boschi

Da inizio 2024 i carabinieri forestali bergamaschi hanno registrato 48 interventi per fuochi accesi per bruciare scarti di vegetazione e immondizia, dando undici multe e denunciando due persone per abbruciamento di rifiuti. Un reato per il quale si rischia una pena da tre a sei anni, oltre a essere costretti al ripristino dei luoghi, risarcimento del danno ambientale e pagamento delle spese di bonifica. Le diverse normative nazionali, regionali e comunali in sostanza vietano in toto la combustione di residui vegetali. In Lombardia dal 1 ottobre al 31 marzo di ogni anno, gli abbruciamenti di residui vegetali in piccoli cumuli sono vietati nei comuni con quota al di sotto dei 300 metri d’altitudine. Il divieto si estende a tutti i comuni della provincia in caso di attivazione delle misure omogenee di primo livello per il miglioramento dell’aria, a prescindere dall’altitudine.

Nei comuni con quota al di sotto dei trecento metri, dove quindi è vietata qualsiasi tipologia di abbruciamento, le multe possono andare da 300 a tremila euro, le uniche deroghe ammesse sono a carattere fitosanitario. Il divieto è valido anche per i falò rituali, come il “falò di Sant’Antonio“, per i quali le indagini Arpa hanno dimostrato che la concentrazione di Pm10 nelle più vicine centraline di rilevamento è aumentata dalle quattro alle cinque volte, arrivando a valori fino a 400 milligrammi al metro cubo (il limite giornaliero è 50). I fuochi mal governati e gli abbruciamenti di residui agrari sono inoltre tra le più ricorrenti cause di innesco d’incendio boschivo, per cui nei periodi di alto rischio (dichiarati dalla Regione) è vietato qualsiasi abbruciamento a 200 metri dal bosco. F.D.