Quella condotta diffamatoria "di gravità estrema", che gli era valsa una condanna a 2 anni e 6 mesi di carcere, in primo grado, è stata ritenuta tale anche dai giudici della Corte d’Appello di Milano, che hanno dichiarato inammissibile il ricorso e quindi integralmente confermato la sentenza del Tribunale di Como a carico di Azouz Marzouk. Il vedovo di Raffaella Castagna, una delle vittima della strage di via Diaz a Erba dell’11 dicembre 2006, era finito a processo per diffamazione aggravata nei confronti degli ex cognati, i fratelli Beppe e Pietro Castagna. L’incriminazione era scaturita da un articolo, uscito a febbraio 2019 sulla testata on line "il24.it", in cui si sosteneva l’ipotesi che la strage avesse un fine economico: "Indagate sulla famiglia – aveva dichiarato Marzouk – mio figlio Youssef conosceva l’assassino… Lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie". Assieme a Marzouk, era stato imputato il giornalista quarantenne Pietro Di Marco, che si era subito dichiarato disponibile a valutare un risarcimento che avrebbe portato a una remissione di querela nei suoi confronti: il giudice aveva così infatti dichiarato estinta la sua accusa dopo l’intervenuta condotta riparatoria, lasciando a processo dibattimentale il solo Azouz. Il giudice di primo grado, Veronica Dal Pozzo, un anno fa, nel raddoppiare la richiesta di pena del pubblico ministero, aveva ritenuto chiarissimo in quelle dichiarazioni il riferimento ai due ex cognati, sottolineando che, a connotare di "speciale disvalore" questa condotta, c’erano due aspetti: "non solo che l’accusa provenisse da loro stesso cognato, ma anche e soprattutto che si sia inserita nel fluire di una corrente innocentista e revisionista del processo, risolvendosi in una vera e propria campagna di disinformazione, fatta di sibilline allusioni ed eclatanti denigrazioni, brutalmente lesiva della reputazione dei fratelli Castagna".
Ai due fratelli, che avevano depositato denuncia e si erano costituiti parte civile, era stata anche assegnata una provvisionale di 70mila euro. Una valutazione che anche i giudici di secondo grado, a cui la difesa di Azouz si era appellata, hanno tenuto corretta e adeguata, confermandola. Paola Pioppi