Casa a rischio, dopo la tregua per il Covid torna l’incubo degli sfratti

Milano, Bergamo e Brescia le città più colpite, meglio Como e Cremona "La mancanza di alloggi è un problema strutturale da affrontare"

Sfratto

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Bergamo, 14 settembre 2022 -  I numeri non sono quelli dell’emergenza sfratti del 2012-15, generata dalla crisi economica mondiale, ma il 2021 è segnato comunque da numeri in crescita: +48% di provvedimenti di sfatto emessi in Lombardia rispetto al 2020, +65,41% di sfratti eseguiti. Secondo quanto emerge dal nuovo report del ministero dell’Interno relativo al 2021, in totale in regione si sono contati 5788 provvedimenti emessi, di cui oltre 5000 per morosità (il resto per finita locazione). Tra le province, in valore assoluto Milano è quella che ne ha registrati di più (1706) seguita da Brescia (760); l’incremento maggiore lo si ha invece nella Bergamasca (+360%). In controtendenza Como, Cremona, Sondrio. In aumento anche gli sfratti eseguiti, 1358 contro gli 821 del 2020, anche se molti meno rispetto ai 6076 del 2019. Per inquadrare i dati, va ricordato che nel 2020 c’è stata la sospensione degli sfratti, a fronte dell’emergenza Covid. Il problema è che il pregresso si sta sommando alle situazioni emergenti, esacerbate dall’aumento dell’inflazione e da due anni complicati per le fasce più fragili: il rischio è quello di un autunno caldo. Solo a Brescia, ad esempio, giovedì l’associazione Diritti per tutti ha in programma 10 picchetti anti-sfratto in una sola giornata. "Martedì mattina ce n’è stato uno a Castelcovati – spiega Umberto Gobbi, referente dell’associazione - domani (oggi per chi legge, ndr) a Flero, per un caso che sarebbe potuto essere trattato al tavolo anti-sfratti della Prefettura di Brescia visto che ci sono 3 bambini. Invece, la riduzione del numero di Comuni che possono accedere al tavolo ha precluso la possibilità di risolvere la situazione in sede di trattativa". Anche in città, tra i 10 picchetti previsti in occasione di altrettante uscite dell’ufficiale giudiziario, ci sono situazioni in cui sono presenti minori, che sarebbero potute quindi passare al tavolo della Prefettura.

"La nostra impressione – prosegue Gobbi – è che di fronte ad una situazione di emergenza, che non è comunque paragonabile a quella degli anni scorsi, si stia iniziando a disattendere la possibilità di trattativa. Ci sembra incomprensibile che la Prefettura, che ha saputo trattare più di 2mila sfratti all’anno nel 2013-2014, oggi non riesce ad affrontarne alcune centinaia". Il rischio è che si inneschino forti tensioni sociali, in una situazione caratterizzata da un doppio problema: da una parte c’è l’aumento di situazioni di fragilità, dall’altra si rileva l’indisponibilità di appartamenti. "Non vengono affittate case soprattutto a migranti e famiglie con figli – racconta Gobbi – ma anche italiani con posizioni inossidabili restano fuori. L’housing sociale oggi non è risolutivo, perché ha canoni di affitto molto vicini a quelli del mercato privato. Il problema della carenza di case popolari è annoso e strutturale".