Bergamo, parenti vittime Covid in Procura: "Cancellata una generazione"

Secondo "Denuncia day" promosso dal Comitato "Noi denunceremo" che scrive anche all'Unione Europea e accusa la Regione

La protesta del Comitato "Noi denunceremo"

La protesta del Comitato "Noi denunceremo"

«Hanno ucciso una generazione, quella che ha lavorato per tutta la vita per darci il benessere». A parlare sono i fratelli Mastio, che oggi - insieme ad altre decine di parenti delle vittime del Covid - hanno presentato denuncia alla Procura di Bergamo nell'ambito del secondo "Denuncia day" promosso dal Comitato "Noi denunceremo - Verità e giustizia per le vittime del Covid". Il padre dei tre fratelli Mastio è scomparso il 29 febbraio in una Rsa lombarda, dove era ospite da oltre un mese prima per altre ragioni e dove ha contratto il coronavirus.

«Lo hanno lasciato morire - spiegano - perché aveva 88 anni e quando abbiamo chiesto se poteva essere ricoverato in una struttura con un reparto Covid ci hanno detto di no». «Negli ultimi giorni non si nutriva nemmeno più - raccontano -, il fatto di non vederci poi, probabilmente, ha fatto sì che subentrasse lo sconforto». «Ora vogliamo che chi ha sbagliato paghi, compreso chi ha deciso di ricoverare i malati di Covid nelle Rsa», concludono.

Durante il "Denuncia day" di questa mattina a Bergamo, il Comitato ha ribadito che alla base dell'iniziativa c'è l'obiettivo di accertare responsabilità da parte delle autorità nelle gestione della pandemia. A queso proposito il Comitato ha inviato una lettera all'Unione Europa affinchè vigili sulle indagini e accerti la possibilità che a Bergamo e Brescia si siano commessi crimini contro l'umanità. Il riferimento è soprattutto alla gestione delle Rsa e all'ormai celebre direttiva regionale che invitiva le Ats a monitorare i rispettivi territori per reperire posti letto nelle Rsa da destinare ai malati di Covid a basso rischio. 

«E' stata approvata in totale contraddizione con i dati scientifici a disposizione delle autorità pubbliche, che mostravano chiaramente come il virus si stesse dimostrando letale, in particolar modo per i membri più anziani e più vulnerabili della nostra società».

Il Comitato, nella lettera inviata all'Unione europea scrive anche che un'altra delibera della Regione Lombardia «attraverso la quale è stato impedito ai medici di base di intervenire a visitare i pazienti non ospedalizzati qualora presentassero sintomi riportabili al virus covid-19, lasciando un monitoraggio esclusivamente telefonico».

«Come parenti delle vittime - scrivono i componenti del Comitato all'Unione Europea - vi sollecitiamo a supervisionare le indagini in corso sull'epidemia di coronavirus in Italia, con un occhio vigile sulle potenziali violazioni di alcuni articoli inclusi nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. In particolare, se deliberate decisioni politiche hanno violato il diritto alla vita di migliaia di membri delle nostre comunità (art. 2); il diritto all'integrità fisica e psicologica dei nostri anziani (art. 3); insieme al diritto alla loro dignità umana (art. 1)».