Coronavirus, a Bergamo e Brescia i contagi riprendono a crescere

Oltre seicento nuovi positivi a Bergamo mentre a Brescia la situazione appare di “tenuta“ con 374. Al via la rete di assistenza domiciliare

La Rianimazione della Poliambulanza

La Rianimazione della Poliambulanza

Bergamo, 28 marzo 2020 - Continuano ad essere tutt’altro che rosei i dati giornalieri sulle nuove positività a Covid19 per Bergamo e Brescia. La provincia orobica ha toccato quota 8060 casi, ben +602 rispetto a giovedì. Sono 1.523 i decessi di persone con Covid19 dall’inizio dell’emergenza, +101 in un giorno. A Brescia, le positività sono 7.304, +374 in 24 ore, con 1.140 decessi, 76 in più da giovedì; 2736 i dimessi, +298. Tra i capoluoghi lombardi, la Leonessa è ormai al secondo posto, dopo Milano con 1130 positivi e 179 croci. Questi numeri registrano ‘solo’ coloro che arrivano in Pronto soccorso, mentre non comprendono tutti gli asintomatici e i deceduti a cui non è stato fatto il tampone.

"La pressione sui Pronto soccorso – è la nota positiva comunicata dall’assessore regionale al welfare Giulio Gallera – sta calando in forma più o meno lieve nelle diverse province". Per ridurre la possibilità di contagio nelle abitazioni, diventano strategiche le strutture dove isolare i contagiati, anche dopo le dimissioni ospedaliere. A Brescia è già disponibile il Paolo VI, a Bergamo già 90 persone sono ospitate in una struttura alberghiera. Tra i contagiati, molti medici ed operatori sanitari: agli Spedali Civili, sono più di 300 gli operatori contagiati. Da ieri, in ospedale viene misurata la temperatura a dottori e dipendenti e chi arriva viene sottoposto al termoscanner.

Dalla prossima settimana partirà anche la rete di assistenza domiciliare predisposta da Regione, che dovrebbe dare sollievo agli ospedali, ormai al limite. "L’ospedale di Gavardo sta oltrepassando ogni limite – l’allarme del sindaco del comune bresciano Davide Comaglio – tutti i reparti sono pieni e in pronto soccorso quasi 40 persone sono ricoverate in stanze, stanzini e sgabuzzini". Sotto pressione anche la Bassa dall’ospedale di Manerbio a quello di Montichiari, dove tutti i posti sono stati trasformati per accogliere i malati di coronavirus: anche nei locali della mensa sono stati ricavati 20 posti letto. Grande la difficoltà a reperire i dispositivi di protezione individuale. "Non si trovano le mascherine – denuncia Togni – e se si trovano hanno prezzi esorbitanti, comprese quelle che arrivano dalla Cina che per altro non hanno lo stesso standard qualitativo di quelle prodotte in Europa. Ma quel che è assurdo è che noi sindaci ci dobbiamo arrabattare in giro per acquistarne qualcuna insieme al materiale di protezione, e per giunta dobbiamo avere a che fare con problemi di sdoganamento". I primi cittadini cercano in ogni modo di affrontare l’emergenza con i loro mezzi: a Lumezzane sui cassonetti dell’indifferenziato hanno messo pacchi di guanti monouso.