
Carceri al limite "Ma basta uscite premio Più spazi per progetti con imprese e onlus"
di Federica Pacella
"Una nuova idea di carcere, diversa da quella del passato per cui si è investito solo su svuota-carceri e permessi premio che non hanno portato benefici né alla società né ai detenuti. Noi vogliamo una struttura carceraria capace di dare lavoro in carcere, coinvolgendo il terzo settore e le imprese, che però hanno bisogno di spazi adeguati". Questa la linea tracciata dal sottosegretario di Stato alla Giustizia con delega al trattamento dei detenuti, Andrea Ostellari, che ieri ha visitato la casa circondariale ‘Nerio Fischione’ e la casa di reclusione ‘Verziano’ di Brescia. Al ‘Nerio Fischione’, nonostante i problemi oggettivi di una "struttura deficitaria" Ostellari ha riconosciuto alla Polizia penitenziaria e alla direzione la capacità comunque di far fronte a un buon trattamento dei detenuti. "Ma va chiuso – ha sottolineato – dando spazio alla realizzazione del nuovo carcere a fianco di quella attualmente in essere (Verziano, ndr), dove realizzare un luogo capace di coniugare bisogni, diritti del detenuto e della squadra eccellente di uomini e donne che qui lavorano". Di nuovo carcere a Brescia si parla da decenni, ma non c’è mai stato un passo avanti.
"So che si è parlato molto, ma si è fatto poco. È arrivato il momento di dare risposte, anche se sappiamo che non si riuscirà in pochi mesi". Più che di fondi, secondo il sottosegretario bisogna parlare di idea di carcere. "Siamo consapevoli – sottolinea Ostellari – che ci vuole il rispetto dei nostri principi costituzionali e del percorso che è utile al singolo detenuto ed alla società. Non è buonismo, ma il 98% di chi aderisce a percorsi di rieducazione e lavoro, poi una volta fuori esce da circuiti criminali". Quanto alla questione delle telefonate, che sono origine di forti tensioni, per Ostellari, "i regolamenti che devono essere rispettati, ma possono essere modificati e migliorati". Infine, sulla possibilità di inserire i detenuti tossicodipendenti in comunità, Ostellari spiega che la riflessione è in atto. "Il 30% di detenuti certificati come tossicodipendenti in realtà sono semplici assuntori o hanno commesso il fatto con l’alibi della tossicodipendenza. Vogliamo abolire questo alibi e assicurare una vera rieducazione".