
Bergamo, per la prima volta in quarant’anni l’associazione che si occupa di dar loro una seconda opportunità chiede aiuto per poter seguire nell’attività.
Un carcere in sofferenza. È sempre più difficile la situazione della casa circondariale di Bergamo. Mentre l’istituto di pena vive il momento di peggior sovraffollamento della sua storia – si viaggia stabilmente vicini ai 600 reclusi contro i 319 posti disponibili –, soffre di una grave crisi economica Carcere e Territorio, l’associazione che da oltre 40 anni opera in via Gleno per costruire la seconda opportunità di chi sta pagando il proprio debito con la giustizia. Dopo aver attivato 77 tirocini lavorativi per i detenuti nei primi sei mesi del 2025, per un valore pari a 151.500 euro (di cui 79.975 finanziati da enti o aziende che hanno ospitato i reclusi), ora l’orizzonte è buio a causa di diverse motivazioni: l’aumento dei detenuti e perciò dei bisogni, fino alla conclusione di alcuni bandi, in primis uno legato a Cassa Ammende e dunque al ministero della Giustizia, mettono a rischio l’attività della seconda parte del 2025. Servirebbero, stima l’associazione, altri 50mila euro per dare continuità alle iniziative e allargare il numero dei beneficiari.
Sono almeno 28 i detenuti che potrebbero accedere a misure alternative se si trovasse un contesto lavorativo, ma il cui iter è appunto vincolato ai fondi da reperire a stretto giro. Per questo l’associazione Carcere e Territorio lancia una vera e propria raccolta fondi, "tassativamente finalizzata al sostegno delle borse lavoro". È stato messo a disposizione un Iban (IT74L0538752480000042605981) intestato all’associazione, con possibilità di deducibilità fiscale.
"È la prima volta che facciamo un appello di questo tipo – spiegano Fausto Gritti, Gino Gelmi, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione –, non rivolto alle fondazioni o agli enti pubblici, ma alla cittadinanza intera. È in gioco una responsabilità collettiva".
"Siamo di fronte a un dramma e non possiamo chiudere gli occhi - spiega Valentina Lanfranchi, garante dei detenuti oltre che presidente onoraria di Carcere e Territorio, che per fronteggiare il continuo sovraffollamento del carcere invoca l’adozione delle cosiddette misure alternative -. Sono la strada da percorrere per provare ad allentare una morsa ormai opprimente e per fare inclusione sociale, prevenendo la recidiva criminale".