
Caffaro, braccio di ferro sulla barriera idraulica anti-inquinamento
Lavoratori di Caffaro Brescia ancora in stato di agitazione, mentre si studia un possibile piano B per la gestione della barriera idraulica, dopo l’annuncio del licenziamento da parte di Caffaro Brescia. Ieri pomeriggio le organizzazioni sindacali Filctem Cgil-Femca Cisl di Brescia e i rappresentanti dei lavoratori Caffaro Brescia s.r.l. hanno incontrato il Commissario Sin Caffaro Brescia, Mario Nova. Sul tavolo, c’era l’annuncio dell’azienda (non responsabile dell’inquinamento storico, in affitto dal 2011 nel sito, ma sotto indagine per inquinamento ambientale legato anche alla gestione della barriera idraulica), che mercoledì scorso ha comunicato al Ministero dell’Ambiente la propria indisponibilità a proseguire le operazioni di emungimento, necessarie per evitare che si innalzi il livello della falda e che questa incroci il terreno impregnato di Pcb e veleni sversati nel suolo tra gli anni ‘30 ed il 1984. L’eventuale chiusura dell’attività di presidio e sicurezza del sito e della gestione del funzionamento della barriera idraulica per difficoltà economiche (i costi di gestione sono aumentati per effetto del caro bolletta, mentre la produzione è ormai ferma da due anni a Brescia), creerebbe non solo un danno ai 9 lavoratori, ma anche un grande problema ambientale. Secondo quanto comunicato dai sindacati, il commissario ha riferito che la questione è all’attenzione del Ministero dell’Ambiente che sta valutando risposte e soluzioni sia sul piano economico che amministrativo–giuridico, "compreso un eventuale piano B per il subentro nella gestione delle attività: il commissario condivide che questa attività necessita di personale con esperienza e competenza che i lavoratori Caffaro Brescia operativi hanno e possono garantire". Nel frattempo, comunque, il Ministero ha chiesto a Caffaro Brescia s.r.l. di conservare il presidio, mentre le organizzazioni sindacali hanno ribadito l’auspicio che si fermino i licenziamenti in attesa di risposte. F.Pa.