MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

Bergamo, minacce al poliziotto: ancora guai per il Bocia

Un altro procedimento contro il capo ultrà dell'Atalanta

Claudio Galimberti “Bocia” con gli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta

Bergamo, 8 marzo 2019 - Nuovi guai per Claudio Galimberti, il leader indiscusso degli ultrà dell’Atalanta, meglio conosciuto con il soprannome di Bocia. In un procedimento che si celebra davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Bergamo Lucia Graziosi (ieri rinviato per un difetto di notifica), è accusato di minacce aggravate nei confronti dell’ex capo della Digos Giovanni Di Biase, che è assistito dall’avvocato Michelle Vavassori.

Secondo le contestazioni, Galimberti, difeso dall’avvocato Andrea Pezzotta, il 5 settembre del 2015 si presentò in questura, accompagnato da circa 200 tifosi, per uno dei numerosi Daspo ricevuti, questa volta accompagnato dall’obbligo di firma. In quell’occasione, sempre stando all’accusa, minacciò il funzionario della Digos: «Io vado in carcere, ma ti faccio una testa così»; «Avrei voglia di darti una testata, ti voglio da solo». E ancora: «Qui non succede niente, se vuoi», disse il Bocia girandosi verso gli ultrà che erano fuori dalla questura. Di Biase si sentì minacciato e querelò il capo dei supporters nerazzurri.

Qualche mese fa il pm Giancarlo Mancusi chiese l’archiviazione del procedimento, ma il gip Federica Gaudino respinse la richiesta disponendo l’imputazione coatta del Bocia. Il Daspo ricevuto era relativo all’episodio della testa di porchetta con la quale Galimberti, il 12 aprile 2015, si era presentato allo stadio di Bergamo (era in programma Atalanta-Sassuolo) e alle telecamere di videosorvegliana e ad alcuni poliziotti disse: «Questa testa di maiale portatela in Questura». Ricevette il Daspo, ma l’inchiesta fu archiviata per “tenuità del fatto”.