Sgozzata nella villetta di famiglia: per i giudici il marito è innocente

L'Assise assolve con formula piena Antonio Tizzani. Secondo l’uomo, l’ex professoressa Del Gaudio nel 2016 fu aggredita da un ladro

L’ingresso in aula della Corte d’Assise presieduta da Giovanni Petillo

L’ingresso in aula della Corte d’Assise presieduta da Giovanni Petillo

Bergamo, 24 dicembre 2020 - Quattro anni e quattro mesi dopo. Dopo 15 udienze, tanti Dna prelevati, intercettazioni, sopralluoghi, di mezzo anche la sospensione per la pandemia. Ieri, alle 14, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio, la Corte d’assise presieduta dal giudice Giovanni Petillo ha assolto Antonio Tizzani, 72anni, ex ferroviere, indagato e unico imputato per l’omicidio della moglie, l’ex professoressa Gianna Del Gaudio, 63 anni, uccisa con un profondo taglio alla gola nella casa di famiglia, in via Madonna della Neve, a Seriate, nella notte tra il 26 e il 27 agosto del 2016.

La corte ha assolto Tizzani "per non aver commesso il fatto". I giudici spiegheranno la loro decisione nelle motivazioni della sentenza, depositate entro 90 giorni. Assoluzione anche sul secondo capo d’accusa: i presunti maltrattamenti in famiglia ai danni della donna. Insomma, assoluzione piena. Tizzani, presente in aula, maglioncino carta da zucchero, ha reagito in modo composto alla sentenza, affiancato dal suo avvocato Giovanna Agnelli e dal consulente, esperto di biologia forense, Giorgio Portera. Poi, all’uscita del tribunale si è concesso ai giornalisti: "Sono soddisfatto perché non ho proprio commesso niente". E a chi gli chiede se "l’assassino di sua moglie è ancora libero in giro", lui fa cenno di sì. 

"Se me l’aspettavo? Quando uno non ha fatto niente cosa si può aspettare? Condannato a cosa? Passerò il Natale con figlio e nipoti". E un pensiero per sua moglie? "Quello più semplice, per sempre. Ho sempre con me foto di mia moglie". L’assassino è ancora in circolazione. L’incappucciato, come ha sempre sostenuto Tizzani, più ai giornali e alle televisioni che al giudice. Tranne durante la sua deposizione e per raccontare quello che già si sapeva. Il giallo continua, un intrigo. Eppure per l’accusa non c’erano dubbi. Non un ladro incappucciato, fuggito senza portar via nulla dalla villetta, ma un assassino, Tizzani. Le urla sentite dai vicini (e in particolare da due ragazze) erano attribuite a una lite tra la coppia. Poi, il dna dell’ex ferroviere trovato sul cutter, arma del delitto, i maltrattamenti verso la moglie, con tanto di certificati medici. Accuse che la difesa ha rigettato. E i giudici le hanno creduto.