Corruzione, nel caso Panzeri spuntano un "gigante" e i favori al Marocco

L'ex eurodeputato e la moglie Maria Dolores Colleoni avrebbero utilizzato la carta di credito di un uomo misterioso per pagare le vacanze. Le carte: doni in arrivo anche dall'ambasciatore di Rabat in Polonia

Bergamo - Si muoveva con "metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi", Antonio Panzeri, ex eurodeputato del Pd arrestato insieme alla moglie Maria Dolores Colleoni e alla figlia Silvia Panzeri, nell’ambito di un’inchiesta della procura federale del Belgio per un presunto giro di mazzette che conduce fin nel Golfo Persico e sull’altra sponda del Mediterraneo. Oltre a Panzeri e ai suoi familiari sono state arrestate altre 5 persone, tra cui la vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili, in serata sospesa dal suo ruolo dalla presidente Robert Metsola, e Luca Visentini, ex capo della Confederazione europea dei sindacati (Etuc).

Per gli inquirenti di Bruxelles, Panzeri non era estraneo a "combine" che coinvolgevano non solo le autorità del Qatar, ma anche diplomatici e politici del Marocco. E proprio di "intrallazzi" la moglie, non sapendo di essere intercettata, parlava al telefono per descrivere viaggi e affari dell’ex europarlamentare 67enne ed ex sindacalista della Cgil. Eletto nelle file del Pd - poi passato ad Azione nel 2017 che ora lo ha sospeso - Panzeri a Bruxelles aveva proprio il compito di guidare le relazioni con il Maghreb.

E sul sospetto che Panzeri abbia fatto favori "dietro pagamento" a Qatar e Marocco si è concentrata la procura federale belga, che lo ha indagato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio. Dei doni e vacanze da 100 mila euro - emersi dalle intercettazioni agli atti dell’indagine – sarebbero state al corrente anche la moglie e la figlia di Panzeri. Arrestate e portate in carcere a Bergamo per una notte, in esecuzione di un mandato d’arresto europeo diramato dalle autorità belghe, hanno affrontato ieri pomeriggio l’udienza per l’estradizione, davanti al giudice Anna Maria Della Libera della Corte d’Appello di Brescia. Entrambe hanno negato il consenso al trasferimento in Belgio. L’arresto è stato convalidato ma alle due donne, difese dagli avvocati Nicola Colli e Angelo De Riso, sono stati concessi gli arresti domiciliari, in attesa della prossima udienza, fissata per il 19 dicembre. Entrambe devono rispondere solo di favoreggiamento e riciclaggio in concorso con l’ex europarlamentare, ma l’intero incartamento con le prove a loro carico, da quanto si è saputo, non sarebbe ancora stato esaminato dai magistrati italiani e dalle difese.

Per ora, però, dalla documentazione arrivata in Italia emerge che le due donne apparirebbero "pienamente consapevoli" delle attività di Panzeri. Ma c’è di più. In un’occasione avrebbero "persino" partecipato al "trasporto di doni" offerti dall’ambasciatore del Marocco in Polonia.

Nelle carte dell’inchiesta si farebbe riferimento anche a viaggi a cinque stelle offerti alla coppia, sempre in cambio di presunti "interventi politici" di Panzeri "con membri in carica del Parlamento Europeo". Parlando di una vacanza nel periodo natalizio, Maria Dolores Colleoni dice al marito "che non poteva permettersi di spendere 100 mila euro 'come l’anno scorso' e che pensa che l’attuale proposta, 9 mila euro a persona solo per l’alloggio" sia "troppo costosa". Per pagare, i coniugi avrebbero utilizzato la carta di credito di una terza persona, soprannominata il "gigante". La moglie, poi, si sarebbe lamentata per l’accredito di 35 mila euro su un suo conto e avrebbe anche chiesto al marito di aprire un altro conto bancario in Belgio, "insistendo" perché l’ex europarlamentare non facesse "alcun tipo operazione senza che lei potesse controllarlo".

Maria Dolores Colleoni avrebbe anche invitato il marito ad "aprire un conto con l’Iva", indizio per gli inquirenti belgi, che l’ex europarlamentare si accingeva ad "aprire una nuova attività commerciale gravata da Iva". Tutte indicazioni, per la procura federale belga, che Maria Dolores Colleoni "esercitava una sorta di controllo sulle attività del marito, o almeno cercava di mantenerlo".

Diversa è la linea dei legali della moglie e la figlia di Panzeri, che davanti al giudice Della Libera hanno spiegato "di non essere a conoscenza di quanto viene loro contestato". "Siamo soddisfatti che il giudice abbia disposto la scarcerazione – aggiungono gli avvocati Colli e Di Riso - e confidiamo che non venga accolta la richiesta di consegna alle autorità del Belgio, a cui ci siamo opposti".