
Riccardo Muti
Bergamo, 29 novembre 2016 - Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Donizetti Opera 2016, il più giovane dei festival italiani, vive oggi una vera festa della musica con il concerto di Riccardo Muti alla guida dell’Orchestra Cherubini. La grande attenzione di pubblico, anche a livello internazionale, già registrata nei giorni scorsi per le prime produzioni in tempi moderni di opere rare come “Olivo e Pasquale” e “Rosmonda d’Inghilterra”, si è come moltiplicata per il concerto di stasera al Teatro Donizetti, “straesaurito” in ogni ordine di posti. Tanto che per consentire al maggior numero possibile di persone di seguire l’evento, il Comune di Bergamo e la Fondazione Donizetti hanno organizzato la trasmissione in diretta del concerto su schermi posizionati in diversi luoghi della città. Del resto oggi, oltre ad essere il “compleanno” del grande Gaetano, che proprio a Bergamo nacque nel 1797, è anche un anniversario importante per Muti, che qui debuttò come direttore d’orchestra nel 1966. «Tale esordio - commenta il direttore artistico della Fondazione Donizetti, Francesco Micheli - ha segnato una carriera che è già storia e in cui ha avuto ruolo fondamentale la tutela e l’esaltazione del repertorio italiano, più o meno noto. Siamo orgogliosi di celebrare questa ricorrenza: il neonato festival Donizetti Opera non poteva desiderare miglior padrino». A destare l’attesa del pubblico c’è anche il fatto che il concerto al Teatro Donizetti è l’unico appuntamento italiano di Muti in questa metà d’anno. In novembre il maestro ha diretto i Wiener Philharmoniker a Vienna e poi a Tokyo per tre recite delle “Nozze di Figaro”, mentre in dicembre sarà a Tel Aviv, dove è stato invitato a celebrare gli ottant’anni della Filarmonica d’Israele, dirigendo lo stesso programma del primo concerto diretto nel 1936 da Arturo Toscanini. In gennaio poi ci sarà il tour europeo con la sua orchestra americana, la Chicago Symphony, con tappe a Parigi, a Vienna, in Germania e - attesissimo ritorno - anche alla Scala.
Intanto il concerto di stasera, realizzato col contributo della Fondazione Meru-Medolago Ruggeri per la ricerca biomedica, prevede in apertura un omaggio a Donizetti con la Sinfonia dal “Don Pasquale”, seguita dalla Sinfonia n. 4 “Tragica” di Schubert e dalla Sinfonia n. 5 di Ciaikovski. Tutte e tre queste opere fanno parte da sempre del repertorio di Muti. Nel 1971 Karajan invitò per la prima volta il giovane direttore d’orchestra italiano al Festival di Salisburgo appunto per dirigere il “Don Pasquale”, che perciò segnò per Muti l’inizio della sua carriera internazionale. Ancora più significativa è la presenza nel programma della Quinta di Ciaikovskij, pagina che faceva parte anche del programma del concerto del 1966, quando Muti diresse a Bergamo un’orchestra cecoslovacca. Intitolata al compositore Vit Nejedly, era una formazione singolare, perché formata da musicisti militari. «Nonostante la difficoltà linguistica - ricorda Muti - grazie alla musica ci intendemmo bene. Preparammo vari programmi in una caserma di Praga e poi partimmo per una tournée in diversi centri del Nord Italia dove erano programmate le stagioni della Gioventù Musicale. E così arrivai a Bergamo. Da allievo avevo già diretto alcuni concerti, ma quello del Teatro Donizetti fu il primo concerto che mi espose al giudizio della critica e del pubblico in un teatro importante». Insomma, cominciò tutto da lì.