Coronavirus, protesta degli ultras: non ripartire per rispetto dei morti di Bergamo

I tifosi dell’Atalanta chiedono di fermare il calcio

striscione ultras a Bergamo

striscione ultras a Bergamo

Bergamo, 13 maggio 2020 - Gli ultras dell’Atalanta chiedono di fermare il calcio. Di non ripartire per rispetto dei tremila (quelli ufficiali) morti che il territorio bergamasco sta piangendo per la pandemia che ha avuto il suo epicentro nella provincia orobica. Una presa di posizione che arriva, non inattesa, proprio quando il calcio si appresta a ripartire e la Dea si allena regolarmente da nove giorni con sedute individuali sui campi del centro sportivo di Zingonia.

La protesta della Curva Nord Pisani ha preso forma nel tardo pomeriggio quando gli ultras nerazzurri hanno appeso un lungo striscione sulla cancellata dello stadio, nel lato dell’ingresso di viale Giulio Cesare. Due righe per manifestare la loro contrarietà: "Il nostro dolore volete dimenticare... Ma senza la sua gente non ha senso tornare a giocare!"

Con la firma Curva Nord Bergamo, un’istituzione in città, non solo per il tifo domenicale: gli ultras hanno raccolto decine di migliaia di euro per sostenere l’ospedale Papa Giovanni XXIII nel momento del picco epidemico a marzo, gli ultras sono stati primi a mettere a disposizione la loro fatica, con annessi rischi di contagio, per allestire offrendosi come manovali, facchini e imbianchini l’ospedale per l’emergenza realizzato a tempo di record nella Fiera di Bergamo, gli ultras hanno coordinato operazioni di volontariato e aiuto concreto per disabili e anziani nelle settimane terribili del picco, offrendosi per ogni tipo di aiuto materiale, come la spesa o i farmaci a domicilio.

Buone azioni concrete, che restano nella memoria dei bergamaschi. Come la loro richiesta: fermarsi per rispetto dei morti, delle famiglie che ancora piangono un proprio caro portato via dal Covid in una città colpita spaventosamente dal virus. Per questo la loro posizione farà rumore in città. Senza stupire, perché il 26 marzo, nel momento più drammatico della pandemia, nei giorni delle bare portate via dai mezzi dell’esercito, ad alzare la sua voce era stato il leader indiscusso della curva, il Bocia, Claudio Galimberti, con una lettera pubblica rivolta al presidente Antonio Percassi per chiedergli di ritirare la squadra in caso di ripresa della serie A. Negli scorsi giorni diverse tifoserie organizzate di serie A avevano esposto striscioni analoghi, per chiudere di non far ripartire il campionato per rispetto dei morti, e anche i rivali storici del Brescia avevano già fatto sapere che in caso di ripartenza della stagione non avrebbero supportato le Rondinelle per la stessa ragione. Per il calcio che vuole ripartire questo è un problema in più da considerare.