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L'addio di Pierpaolo Marino: "Vado via, si è chiuso un ciclo"

Il divorzio tra la società orobica e l’esperto dirigente irpino è parso scontato sin dall’agosto dello scorso anno. Quando patron Percassi, insoddisfatto dell’esito delle campagne trasferimenti condotte da Marino, decise di affidare il ruolo di responsabile delle operazioni di mercato a Giovanni Sartori di Ennio Arengi

Pierpaolo Marino (Olycom)

Bergamo, 6 agosto 2015 - Rivoluzione permanente in casa atalantina. In marzo l’addio di mister Colantuono (dopo 7 stagioni, pur non consecutive), poi quello del Mago del vivaio Mino Favini (dopo un quarto di secolo) e ora è la volta di Pierpaolo Marino, ormai ex direttore generale. Che si era legato ai colori nerazzurri nell’estate del 2011. Nemmeno in questo caso, va sottolineato, si può parlare però di fulmine a ciel sereno. Il divorzio tra la società orobica e l’esperto dirigente irpino è parso scontato - si trattava soltanto di capire quando si sarebbe effettivamente consumato - sin dall’agosto dello scorso anno. Quando patron Percassi, insoddisfatto dell’esito delle campagne trasferimenti condotte da Marino, decise di affidare il ruolo di responsabile delle operazioni di mercato a Giovanni Sartori, uno dei principali artefici del miracolo-Chievo. La convivenza tra i due dirigenti nella stanza dei bottoni nerazzurra è durata meno di 12 mesi. Anche troppo per le casse della società, vista l’entità del contratto di entrambi i manager, più pagati rispetto a tutti i giocatori della rosa fatta eccezione per German Denis. Marino, al quale i tifosi della Dea resteranno comunque grati, soprattutto per aver portato a Bergamo, all’inizio della sua quadriennale esperienza, due elementi molto apprezzati come lo stesso Tanque argentino e il suo connazionale Maxi Moralez, in realtà era legato al club orobico per altri due anni, ma, sentitosi esautorato dei poteri, ha signorilmente scelto di abdicare con largo anticipo. «Nel congedarmi voglio ringraziare davvero tutti - ha detto - la città intera, la Curva Nord che è stata sempre vicino alla squadra, soprattutto il presidente Percassi, con il quale ho collaborato molto volentieri per 4 stagioni».

Poi i motivi della separazione: «È stata una mia scelta mia, alla fine dello scorso campionato ho capito che si era chiuso un ciclo e nel rispetto della mia carriera professionale ho preferito farmi da parte. Ho chiesto a fine campionato di rescindere il contratto. La società ha cercato di convincermi a rimanere, ma ho preferito liberarmi delle ultime incombenze e salutare, convinto di prendere la decisione giusta. È stata una scelta dolorosa, perché a Bergamo sono stato bene: c’è stato un grande feeling con la città e con la tifoseria. Non ho intenzione di cambiare società. Per un po’ starò fermo, l’ho promesso anche alla mia famiglia e mi prenderò un periodo abbastanza lungo di riposo. La chiusura del ciclo la si percepisce grazie alla propria sensibilità. Il direttore generale di una società di calcio, per essere forte, non deve mai perdere il suo carisma. E personalmente, dopo 800 partite in serie A, penso di sapere come bisogna pilotare la navicella. Se un dirigente perde il carisma e la credibilità è meglio mollare: mi piace uscire come un pugile imbattuto». Per Marino è già il momento di aprire il cassetto dei ricordi: «Il giorno più bello di questi 4 anni? Direi proprio che è coinciso con la vittoria per 3-1 a Napoli. Non dimenticherò mai l’accoglienza che ci riservarono i tifosi all’aeroporto quando in nottata tornammo a Bergamo. Devo ringraziare il grande gruppo di calciatori che abbiamo avuto in queste stagioni, con i ragazzi ci siamo sempre ritrovati anche nei momenti di difficoltà con grande spirito di unione e collaborazione. Ci sono stati sì dei momenti bui, ma insieme li abbiamo sempre superati. Domani (oggi per chi legge, n.d.r.) saluterò personalmente anche ciascuno dei giocatori. Ho molta fiducia nella squadra che lascio, anche se adesso le responsabilità saranno sulle spalle di altri».