
"Dentro e Fuori", il nuovo album di Tormento
Milano, 4 giugno 2015 - Ascoltare “Dentro e Fuori” è come fare un tuffo nella consapevolezza. La consapevolezza di quella coscienza hip hop che in pochi hanno avuto il piacere di assaporare. E parlare con Tormento ne è la riprova. Erano i primi anni Novanta quando Massimiliano Cellamaro (questo il suo nome all'anagrafe) si affacciò al panorama musicale stravolgendolo nelle fondamenta attraverso un genere nuovo e uno stile completamente inedito. Era l’epoca dei “Sottotono”. E, a vent’anni da quell’epoca, Tormento è di nuovo sulla scena con un album che segna il ritorno alle origini di un’icona del rap in chiave contemporanea. Un progetto in cui tradizione e innovazione diventano sinonimi, in cui i concetti di apparteneza e sperimentazione assumono una valenza per nulla stridente. Un disco che è segno tangibile di una rinascita artistica e personale.
“Ogni lotta è con me stesso, tutto acquista un suo senso… non c’è più un fuori e un dentro...”. Già dal brano “Dentro e Fuori” si capisce che l’intero album rappresenta un punto di arrivo importante per te. E’ così? “Esatto. Sarà colpa degli ‘anta’ (ride, ndr.). In realtà sto attraversando una fase di grandi cambiamenti: mio figlio cresce a vista d'occhio e la famiglia occupa un posto importante nella mia vita. Diciamo che con gli anni le mie priorità sono cambiate. E’ come se mi trovassi di fronte alla fine di un ciclo. A volte è fondamentale riuscire a scavare in se stessi per scoprire che tutto quello che accade all’esterno è anche il frutto delle nostre scelte”.
Dunque consideri “Dentro e Fuori” un po’ come la tua “opera della maturità”? “Certamente. Dopo tanti anni di studio e di esperienza accumulata sul palco sento che questo album rappresenta un bel punto di arrivo per me. Con alle spalle vent’anni di musica credo inoltre di aver raggiunto un livello per cui mi sia concesso sperimentare un po’ anche a livello di suoni. ‘Dentro e fuori’ rappresenta la mia rinascita artistica e personale”.
A proposito di maturità… Il rap in Italia è arrivato con te e molti artisti ti riconoscono come un punto di riferimento: Marracash ti ha definito come il “Drake prima di Drake” e persino Tiziano Ferro (ex corista del gruppo) ha parlato di te come di un maestro. Come vivi oggi questa grossa responsabilità? “Non posso negare che, aver contribuito a tracciare il cammino di questo genere nel nostro Paese, sia per me una bella responsabilità. Più che nei confronti dei colleghi però sento di avere delle responsabilità nei riguardi del pubblico. Essere riconosciuto come un punto di riferimento per altri artisti mi gratifica molto ma la soddisfazione più grande è sentirsi apprezzati dai fan, specie quando sai che la tua musica fa da colonna sonora alle loro vite e, magari, riesce persino a far superare dei momenti un po’ bui. Questo è ciò che più mi rende orgoglioso. Il migliore dei riconoscimenti”.
Rispetto al “Micro de Oro”, il tuo album precedente insieme Primo, “Dentro e Fuori” riconduce a uno stile squisitamente “Sottotono”. Come mai questa scelta? “Come dicevo poco fa con questo progetto è come se si chiudesse un ciclo. Sento di dover accantonare per un attimo quella che definisco la ‘vita da rapper’. In passato questo tipo di vita era tutto per me: ho studiato a fondo, mi sono dedicato anima e corpo alle esibizioni live e questo mi è servito per arrivare fino a qui. Oggi però ho sentito il bisogno di tornare al sound delle mie origini con i ‘Sottotono’. Si tratta di sonorità molto più naturali che sembrano parlare un po’ a tutti: dai più esperti a chi di rap non ne capisce nulla, persino a mio figlio. Diciamo che, rispetto all’ermetismo tipico dell’underground, ho scelto di abbracciare un linguaggio più universale”.
“Segreti e “Non Smettere” sono brani molto soul, che, sia nei suoni che nei contenuti, sembrano quasi sussurrare ma soprattutto si avvicinano moltissimo al concetto di canzone vera e propria… “E’ vero. Questa volta ho appositamente scelto di ‘abbassare il tono’. In effetti alcune tracce suonano quasi come un sussurro e l’impostazione tipica della canzone c’è. Per la realizzazione di questo disco mi sono applicato molto nello studio del canto, mi sono addentrato nella storia della discografia e degli artisti del passato per cercare di scendere in profondità. In più, la passione per le melodie, è sempre stata una mia peculiarità e il canto ha sempre fatto parte della mia vita. Fin da quando, da ragazzino, scrivevo i primi testi per la mia fidanzatina”.
Emis Killa, Guè Pequeno e Coez. Bisogna ammettere che le collaborazioni del disco lasciano un po’ stupiti… Come sono nati questi featuring? “L’intento voleva essere proprio quello: sorprendere! Sia Emis che Guè mi hanno ospitato nei loro album più importanti e io ci tenevo a ospitarli a mia volta in un progetto in cui credevo fortemente. La distanza fra me e loro è più qualcosa che percepisce il pubblico. Fra di noi, in realtà, regna il rispetto e la voglia di confrontarci. Per il resto ho scelto di ridurre al minimo le collaborazioni anche perché nella mia carriera ho già avuto modo di confrontarmi con moltissimi artisti e, a dirla tutta, pochi di loro sarebbero stati in grado di sviluppare il concetto di ‘canzone’ che avevo in mente”.
E con Shablo (che ha curato la produzione artistica dell’album, ndr.) come è nata? "Con Shablo avevo già avuto modo di confrontarmi in passato in occasione di altri progetti già ai tempi dei ‘Siamesi Brother’ e poi con il ‘Micro de Oro’. Era un po’ che io e lui ci cercavamo ma dopo la collaborazione per il pezzo ‘La Strada per la Felicità’ devo ammettere che si è creata un’alchimia speciale fra me e lui. Il nostro incontro a due teste è stato fondamentale. Grazie alla sua esperienza e alla sua visione avanguardistica Shablo è riuscito a dare all’album un imprinting dal sapore europeo”.
Quando ti vedremo a Milano? "Domani incontrerò i fan al Mondadori Megastore di Milano. Il 27 giugno sarò di nuovo a Milano per presentare l’album. Questa volta però ci sarà un grande party organizzato da Esa al Garden Gate”.
Tormento sarà al Mondadori Megastore di Milano il 5 giugno alle 18, mentre il 6 giugno sarà al MediaWorld Lunghezza di Roma, alle 17.30.
francesca.nera@ilgiorno.net