Terrorismo islamico, Magdi Allam: "È tempo di reagire"

Magdi Cristiano Allam parla del suo libro di CORRADO CATTANEO

Magdi Cristiano Allam autore  del libro «Islam, siamo in guerra»

Magdi Cristiano Allam autore del libro «Islam, siamo in guerra»

Morazzone, 16 dicembre 2015 - «Islam, siamo in guerra» è l’ultimo libro di Magdi Cristiano Allam che il giornalista presenta questa sera, ore 21, alla biblioteca civica di Morazzone, nel Varesotto.

Allam, in che senso secondo lei l’Occidente è in guerra? «È semplicemente la realtà così come ammessa il 13 novembre dal presidente francese Hollande dopo che Parigi è stata insanguinata dalle stragi, confermata il 10 dicembre dal segretario della Difesa Usa Ashton Carter e ribadita anche da Papa Francesco che ha parlato di Terza guerra mondiale. E quando il nostro presidente del Consiglio, dopo gli attentati di Parigi, ha chiesto di non usare la parola “guerra” per non alimentare il panico, gli ha subito replicato il Primo ministro francese Manuel Valls dicendo che così si occulta la realtà».

Crede che gli italiani la pensino come lei? «No, ma è fondamentale che in Italia si prenda atto che c’è una guerra in corso di cui oggi non abbiamo consapevolezza, una guerra proclamata dal terrorismo islamico globalizzato a cui dobbiamo reagire: o la combatteremo per vincere o la subiremo e saremo sottomessi. Oggi invece, complici la politica e i mezzi di comunicazione di massa, continuiamo a inseguire solo la punta dell’iceberg, il singolo imam che predica odio in moschea, il singolo simpatizzante dei terroristi, senza capire la gravità del momento».

Se la situazione è come la descrive, cosa dovrebbe fare il Governo? «Innanzitutto intervenire in Libia per ripristinare condizioni di sicurezza nel Paese».

Ritiene opportuno un intervento con forze di terra? «È l’unico modo se vogliamo recuperare il territorio in mano ai terroristi islamici: l’Italia non perda tempo inseguendo l’illusione che le fazioni libiche possano trovare un accordo. Il nostro Paese dovrebbe piuttosto prodigarsi per creare un fronte europeo, con la partecipazione della Russia e degli Stati Uniti, che sia in grado di costituire un esercito che possa intervenire sul terreno: penso ad esempio a quello egiziano, che dovrebbe però essere sostenuto sul piano finanziario, politico e logistico dai Paesi della coalizione che dovranno anche assicurare la copertura aerea».

Come legge il risultato del recente voto in Francia influenzato dalle stragi? «Dico che non bisogna attendere che ci siano delle stragi seguite dalla conta dei morti per assumere delle iniziative in grado di contrastare il terrorismo islamico che ormai è autoctono ed esogeno, ossia composto da cittadini europei musulmani che massacrano altri cittadini europei che condannano come miscredenti».

E cosa pensa del divieto di indossare il burqa nelle strutture regionali lombarde volute dal presidente Roberto Maroni? «Maroni non ha fatto altro che far rispettare la legge che obbliga i cittadini a mostrarsi nello spazio pubblico con il volto scoperto, purtroppo in Italia il burqa è paragonato a un simbolo religioso e così abbiamo legittimato il suo uso creando nello stato di diritto due binari: uno per gli italiani, che sono obbligati a girare a volto scoperto, l’altro per i musulmani, che possono comportarsi diversamente».