Calhanoglu, il jolly di Montella

Il turco è il prototipo del giocatore ideale dell'allenatore rossonero

Vincenzo Montella studia strategie e ruoli per la prossima stagione

Vincenzo Montella studia strategie e ruoli per la prossima stagione

Milano, 8 luglio 2017 - “Intrigato”. Vincenzo Montella si è concesso questa definizione riferendosi a Hakan Calhanoglu. Il turco è il prototipo del suo giocatore ideale: qualità da vendere al mercato nel far girare palla e favorire il palleggio corale, capacità balistiche con pochi eguali (11 gol su punizione negli ultimi 3 anni, nessuno come lui nei 5 maggiori campionati europei e primo a perforare Neuer da calcio piazzato) e gran movimento senza palla. E poi c’è il ruolo: un po’ 10, un po’ regista, un po’ esterno. Perché quando Madre Natura ti bacia con il talento, giocare a calcio riesce bene in tante posizioni. Montella lo preferirebbe schierare alle spalle delle due punte, oppure fantasista con Suso e Bonaventura come esterni offensivi; ma dopo i primi allenamenti ha capito che può anche essere un’arma sulla sinistra per la sua capacità di accentrarsi e fare male - con un tiro o un passaggio filtrante - dal limite.

Questo concede a Montella il beneficio di poter cambiare modulo a piacimento e a gara in corso. “Non sono un talebano dei numeri”, continua a ripetere il tecnico che ora - dopo un primo anno in cui il 4-3-3 è stato un mantra obbligato - ha la possibilità di sperimentare. Mantenendo la sua filosofia di gioco. Ma non è tutto oro quello che luccica: perché Calhanoglu ha anche un lato oscuro. Non è un cattivo ragazzo oppure una testa calda. Innanzitutto è un “mammone”. Le telefona un po’ per scaramanzia e un po’ per affetto ogni volta che scende in campo. Naime è il suo punto di riferimento e “la sua voce” lo “motiva”. Ma l’episodio più preoccupante è senza dubbio quello avvenuto nel 2015: Calhanoglu viene marchiato come “depresso” da un certificato medico. Quindi Montella dovrà tenerlo euforico per farlo rendere al meglio. Certo, un certificato non fa primavera. Calhanoglu infatti era nel mezzo di una guerra con il suo club di allora (l’Amburgo) e spingeva al trasferimento al Bayer Leverkusen: non si era presentato in ritiro, aveva risposto male ai tifosi che lo insultavano; era persino arrivato a cambiare il numero di telefono per essere irraggiungibile. Un comportamento poco professionale tanto che l’ex calciatore Michél Mazingu-Dinzey lo definì senza mezzi termini “un idiota” per cui “la maglia numero 10 rappresenta il suo quoziente intellettivo”. Parole non certo lusinghiere. Come non certo conciliante fu Gokhan Tore - suo compagno di squadra in Nazionale - che minacciò Calhanoglu e Toprak in albergo con una pistola carica dopo una sconfitta 2-0 con l’Olanda. Tore era ubriaco. Ma Calhanoglu, 23 anni, single come si nota sul suo profilo Instagram, è un ragazzo sensibile: musulmano praticante, nel 2015 ha visitato la famosa Ka ‘Ba a La Mecca (la “scatola” nera che costituisce il luogo più sacro dell’Islam) uscendone emozionato: «Non sono riuscito a trattenere la lacrime quando sono arrivato, avevo la pelle d’oca». Luci e ombre ad intermittenza. Per conquistare il Milan dovrà restare acceso.