Michele Padovano: "Oggi sono un uomo libero. Vinta la partita più difficile”

L’ex attaccante della Juventus racconta in un libro la sua drammatica vicenda. Dall’arresto ai 17 anni di calvario: "Mi hanno portato via tanto, se non tutto...".

Michele Padovano ha da poco pubblicato il suo libro “Tra Champions e Libertà“

Michele Padovano ha da poco pubblicato il suo libro “Tra Champions e Libertà“

Milano, 14 marzo 2024 – La sua è una storia che ricorda tanto quella di Enzo Tortora, solo che anziché tre anni, ce ne sono voluti ben 17 per dimostrare la sua innocenza. Oggi, finalmente, Michele Padovano è un uomo libero, anche se le ferite restano aperte e dolorose.

Quando iniziò il suo calvario?

"Era il 2006 quando un mio amico d’infanzia mi chiede un prestito di 36mila euro per l’acquisto di alcuni cavalli. Io gli ho detto che quei soldi glieli avrei dati, ma prendendo le dovute precauzioni, perché sapevo che in passato aveva avuto qualche problema, e così ho mandato i soldi alla moglie".

Poi cosa accadde?

"Finisco per essere accusato di essere il capo di un’associazione a delinquere, ma di quelle pesanti".

E lei come reagì alle accuse?

"Inizialmente penso a uno scherzo di cattivo gusto, tanto che, dopo l’arresto mi aspetto che escano le telecamere e il cartello “Scherzi a parte”, ma purtroppo non è così".

A proposito di arresto, c’è un motivo che lo rende particolarmente doloroso...

"Sì, perché vengo arrestato, dopo un pranzo in un ristorante, proprio nei pressi di un incrocio che nella mia vita ha avuto tanti significati, perché c’è l’ospedale dove sono nato e c’è la chiesa dove mi sono sposato. Un luogo per me davvero importante e che diventa un crocevia anche doloroso della mia vita".

E poi cosa successe?

"Passo circa tre mesi in carcere, poi mi concedono gli arresti domiciliari e successivamente l’obbligo di firma".

In quel lungo periodo come reagirono i suoi amici con cui aveva condiviso gran parte della sua vita?

"A parte poche persone tra cui Luca Vialli e Gianluca Presicci che è anche il padrino di mio figlio, non ho mai sentito nessuno. Vialli lo porterò sempre nel cuore, è stato vicino alla mia famiglia e ha continuato a sostenermi nei momenti più difficili. Per me lui non morirà mai".

In questi anni ha perso un po’ di fiducia nella giustizia?

"No, quello no. Anzi ero convinto che prima o poi ci sarebbe stato qualcuno che si sarebbe convinto che io con quella vicenda non c’entrano nulla e così è stato. Purtroppo ci sono voluti 17 lunghi anni che mi hanno portato via tanto se non tutto. Se penso che mio figlio all’epoca aveva 14 anni e oggi ne ha 32, mi rendo conto di quanto tempo ho passato sulla gogna".

Si è sentito emarginato dal suo mondo in questi anni?

"Avevo un’agenda importante e progetti per il mio futuro, ma questa vicenda mi ha impedito di svilupparli. Ho trovato tante porte chiuse e in molti non mi hanno mai risposto al telefono".

Ha deciso di raccontare questa triste storia nel libro “Tra la Champions e la libertà”.

"Non ero molto convinto di farlo, perché non mi è mai piaciuto, raccontare la mia vita privata, ma poi invece mia moglie e mio figlio mi hanno convinto e ora sono contento se questa mia vicenda possa aiutare anche una sola persona che magari vive quello che ho vissuto io, a non perdere mai la voglia di dimostrare la propria innocenza".

Lei nel frattempo ha ottenuto l’abilitazione a direttore sportivo, dopo una carriera da calciatore con uno scudetto, due Supercoppe Italiane, una Champions, una Coppa Uefa e una Intercontinentale con la Juve, oltre alle esperienze con Napoli e Genoa tra le altre…

"Sì e sono stato convocato a Coverciano da mister Renzo Ulivieri (presidente dell’Associazione Allenatori, ndc) cui voglio fare gli auguri di pronta guarigione e quindi vedremo cosa fare, sinceramente ora sono in una fase nella quale sto aspettando qualche proposta seria di lavoro".

Parlando invece dell’attualità e del calcio di oggi, qual è il suo pensiero?

"Credevo che in questa stagione la Juve potesse fare meglio, tanto che l’avevo pronosticata come la favorita, ma invece l’Inter si è dimostrata superiore e dopo lo scontro diretto non c’è più stata storia".

Simone Inzaghi è stato come lei un attaccante, come allenatore l’ha sorpresa?

"In parte sì, perché sta facendo un lavoro eccezionale, però mi piacerebbe vederlo all’opera con qualche avversaria in più, perché quest’anno, oggettivamente non ha avuto rivali".

Oggi chi è Michele Padovano?

"Finalmente un uomo libero che ha vinto la sua partita più difficile".

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