Parla il fratello dell’alpinista morto sulle Dolomiti: "Era gentile e intraprendente"

Verretto, dopo l’incidente la famiglia è partita per il Trentino

LEGATI Da sinistra  Gianluca  e suo fratello Andrea Braghin felici  dopo  una gara

LEGATI Da sinistra Gianluca e suo fratello Andrea Braghin felici dopo una gara

Verretto, 28 giugno 2015 - «Era il mio fratello maggiore. Era una persona gentile e intraprendente, cercava sempre di migliorarsi». All’indomani della morte di Gianluca Braghin, 33enne oltrepadano che venerdì mattina ha perso la vita in un incidente di montagna sulle Dolomiti occidentali, la sua famiglia ha raggiunto il Trentino Alto Adige per il riconoscimento della salma, che attualmente si trova nella camera mortuaria dell’ospedale di Bolzano. Ad accompagnare i genitori, anche i fratelli minori della vittima, Laura, 27 anni, e Andrea, 31 anni. Quest’ultimo racconta: «Gianluca si trovava in Val Gardena da circa un mese, aveva appena cambiato lavoro. Infatti lui era fisioterapista, lavorava a Salice Terme, ma poi ha deciso di provare questa nuova avventura professionale in hotel. Era molto intraprendente, cercava sempre di mettersi alla prova nella vita, di migliorarsi, trovando sempre spunti nuovi». La famiglia aveva a lungo abitato a Casteggio, poi si era trasferita a Verretto. Per Gianluca, la montagna era una vera passione: «Gli piaceva molto. Non era certo la prima volta che scalava, aveva iniziato un anno fa con le camminate, poi si è appassionato al trekking e ha deciso di proseguire, cercando anche in questo caso di migliorarsi, nello sport così come nella vita - ricorda Andrea -. Era una persona molto disponibile, era colto, laureato in Fisioterapia all’Università di Pavia. Tanto socievole e di compagnia, molto giovanile».

Nei prossimi giorni sarà disposta l’autopsia, che si terrà probabilmente domani, per valutare con certezza la causa del decesso. Gianluca è scivolato e caduto per oltre 20 metri mentre scendeva a valle dopo aver scalato il Piz Ciavazes in compagnia di una collega friulana, passando nel tratto denominato Cengia dei Camosci. Durante l’arrampicata in discesa, l’uomo ha perso l’equilibrio ed è caduto sulla ghiaia, scivolando in un crepaccio e cadendo con violenza sulla roccia sottostante. Il 33enne è rimasto ferito gravemente, riportando un politrauma. I soccorritori, arrivati sul posto con un elicottero dell’Aiut Alpine Dolomites, sono riusciti a rianimarlo, ma per due volte l’oltrepadano è entrato in arresto cardiaco, morendo poi all’ospedale di Bolzano. Al momento gli investigatori escludono una possibile causa esterna o l’intervento di terzi, lo scalatore è morto per un fatale incidente. L’autopsia servirà per stabilire quali ferite siano state particolarmente gravi: «Dopo l’esame, probabilmente, riporteremo Gianluca in Oltrepo», commenta il fratello Andrea.