Omicidio di Cassolnovo, uccisa donna invalida. Il fratello confessa: "Sono stato io"

Massimiliano Tomasoni, 47 anni, l’ha accoltellata ventitrè volte

I carabinieri davanti alla villetta del massacro(Sacchiero)

I carabinieri davanti alla villetta del massacro(Sacchiero)

Cassolnovo, 25 novembre 2016 - Era solo questione di ore. I carabinieri di Novara, che stavano indagando sull’omicidio di Maria Rita Tomasoni, per tutti Marita, la 52enne invalida massacrata con 23 coltellate nella sua casa di via Cavallari nel capoluogo piemontese, da alcuni giorni parlavano di «indizi schiaccianti». E guardavano alla Lomellina. E da Cassolnovo dove abita, dove vive la loro madre e dove tutti ricordano la vittima, ieri mattina il fratello Massimiliano Tomasoni, 47 anni, è partito alla volta degli uffici della Procura di Novara, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Guido Pignatti. E davanti al sostituto procuratore Nicola Seriani, titolare dell’inchiesta, ha confessato l’omicidio. «Sono stato io», ha detto. Nella giornata di ieri era previsto anche un sopralluogo nel centro lomellino, dove l’uomo si sarebbe sbarazzato degli abiti insanguinati e del coltello utilizzato per l’omicidio, arma che avrebbe gettato in un cassonetto. Le indagini avevano da subito imboccato una pista precisa: quella che a compiere l’omicidio fosse stata una persona molto vicina alla vittima. Maria Rita usciva pochissimo di casa, con la stessa frequenza riceveva visite. Eppure la mattina del 9 novembre aveva aperto lei stessa la porta al suo assassino e con lui era salita al piano superiore della villetta. Una prova evidente del fatto che lo conoscesse.

Probabile che il fratello, che di recente aveva perso il lavoro, abbia chiesto denaro alla donna, un fatto che sarebbe avvenuto già in altre occasioni. E davanti al rifiuto avrebbe perso il controllo. Anche le modalità dell’aggressione, numerose coltellate, avevano subito escluso la possibilità che potesse trattarsi di una rapina finita male. Di contro, mentre la posizione del marito della vittima, Daniele Pasquali, 55 anni, che lavora al cimitero di Novara, era stata subito chiara, l’alibi fornito dal fratello aveva iniziato presto a scricchiolare. Il suo telefonino aveva agganciato la cellula di un ripetitore di una zona vicina alla casa della sorella e i suo trasferimenti erano stati riprese da diverse telecamere disseminate sul percorso. Inoltre Tomasoni, che dovrà rispondere di omicidio, aveva sostenuto di aver incontrato una persona quel giorno che, interpellata dai carabinieri, aveva però escluso che si trattasse del mercoledì dell’omicidio. Tomasoni a Cassolnovo non si vedeva molto, ma nei giorni successivi all’omicidio aveva raccontato più volte la disgrazia ai conoscenti. Un atteggiamento che aveva insospettito ulteriormente gli investigatori. umberto.zanichelli@ilgiorno.net