Giovedì prossimo l’ultimo summit. Poi tutti a casa

L'azienda Moreschi di Vigevano annuncia la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di 59 dipendenti. I lavoratori respingono le proposte della proprietà e chiedono il pagamento delle spettanze. Ultimo incontro fissato per il 2 maggio.

Giovedì prossimo l’ultimo summit. Poi tutti a casa

Giovedì prossimo l’ultimo summit. Poi tutti a casa

Il giorno X sarà il 2 maggio. È fissato per giovedì infatti l’ultimo incontro con la Moreschi, la griffe vigevanese di scarpe di lusso che ha annunciato la decisione di decentrare la produzione, chiudere lo stabilimento di via Cararola e licenziare i 59 operai e il personale. Se non si dovesse arrivare a un’intesa, dal giorno successivo scatteranno i licenziamenti. L’assemblea dei lavoratori ha deciso di non accettare la nuova proposta avanzata dalla proprietà e di non valutarne altre sino a che non saranno saldate le pendenze relative ai dipendenti che hanno lasciato l’azienda nel 2023 e non hanno ancora ricevuto tutte le spettanze. Non è stata presa in considerazione nemmeno l’ultima proposta che non dà alcuna indicazione sul pagamento degli stipendi, dei fondi, delle ex festività e delle ferie, limitandosi a proporre un bonus di 2mila euro lordi ai lavoratori che accetteranno la rateizzazione anche del pregresso. Il prossimo appuntamento in Regione sarà dunque l’ultima tappa della vicenda.

"L’azienda aveva chiesto di anticipare l’incontro al 24 aprile – spiega Michele Fucci (nella foto) della Filctem Cgil – perché aveva intenzione di presentare una proposta definita migliorativa rispetto alla precedente. Abbiamo chiesto e ottenuto di esaminare in via preventiva la bozza, che è stata sottoposta all’assemblea dei lavoratori e bocciata. Il pagamento del pregresso e la rateizzazione dei Tfr sono una cosa, gli incentivi all’esodo un’altra. Questi ultimi devono essere parificati a quelli di luglio, mentre l’ultima proposta non equivale nemmeno alla metà". Per i sindacati non è da ritenere accettabile neanche l’offerta di estendere a un anno anziché a sei mesi il diritto di precedenza dei lavoratori in uscita per una possibile riassunzione.

U.Z.