I droni dei Muse invadono Assago: sei serate sold out

I Muse tornano in quei palasport che rimangono la cornice più congeniale. E lo fanno per ben sei serate, da stasera al 21 maggio, nell’euforia di un Forum esaurito da mesi, rimarcando il saldissimo rapporto che li lega al pubblico italiano di ANDREA SPINELLI

Decine di migliaia di fan potranno ascoltare la band capeggiata da Matthew Bellamy

Decine di migliaia di fan potranno ascoltare la band capeggiata da Matthew Bellamy

Milano, 14 maggio 2016 - Droni ad Assago. Dopo aver deluso più di un fan l’estate scorsa con uno show per grandi spazi solo parente del clamoroso predecessore The 2nd Law World Tour documentato dal dvd “Live at the Rome Olympic Stadium”, i Muse tornano in quei palasport che rimangono la cornice più congeniale. E lo fanno per ben sei serate, da oggi al 21 maggio, nell’euforia di un Forum esaurito da mesi, rimarcando il saldissimo rapporto che li lega al pubblico italiano, meno rilevante del passato per le fortune commerciali dell’ultimo album “Drones”, ma sempre pronto ad affollare i loro concerti. Il chitarrista Matthew Bellamy, 37 anni, è un “angosciato professionale” abituato a usare toni da Armageddon tanto nelle canzoni che nella loro veste live, esaltate in questa nuova produzione per le arene da un palco a pianta circolare e uno schermo a 360 gradi appeso al soffitto attorno a cui volano alcuni droni sferici, oltre alla riproduzione gonfiabile di un temibile MQ9-Reaper con cui l’Occidente combatte le sue guerre in Iraq e in Afghanistan. Un surplus tecnologico che non ha lesinato problemi alla band inglese.

Ma ora tutto sembra essere superato, lasciando spazio a qualcosa di mai visto in tournée che sposta ancora un po’ più in là il concetto di rockshow da palasport. I droni di questa impietosa rappresentazione orwelliana dei nostri tempi sono quelli di cui ci circonda la società. «Credo che le tecniche di manipolazione messe a punto a metà del ventesimo secolo da Edward Bernays, il nipote di Freud divenuto il primo ‘spin doctor’ della storia, abbiano funzionato bene nella pubblicità delle grandi aziende smaniose di spingere i consumatori all’acquisto dei loro prodotti, ma poi se ne siano impossessati i governi per manipolare la volontà delle persone e indurle a giustificare le loro scelte politiche» spiega lo stesso Bellamy, affiancato in scena da Chris Wolstenholme, basso, Dominic Howard, batteria e Morgan Nicholls alle tastiere.

Sul palco futuribile, tutto comincia da «Psycho», anzi dalla base registrata di “Drones” (“Mio figlio e mia figlia / Ucciso da droni / Le nostre vite tra le dita e il pollice / Senti qualcosa?” canta il coro polifonico tratto dal Sanctus et Benedictus di Pierluigi da Palestrina, perché l’ossessione di Matt per gli apparati pubblici di difesa non è solo geniale o paranoica, ma pure ferocemente compassionevole), e si conclude tra le suggestioni morriconiane de “L’uomo con l’armonica” che suggellano “Knights of Cydonia”. «Il senso dell’album, e quindi dello show, è quello di spronare il pubblico ad ‘immunizzarsi’ dalla pressione mediatica in cui vive, e che pretende di fargli il lavaggio del cervello, pensando ciascuno con la sua testa» sottolinea il chitarrista. «Noi non abbiamo armi per combattere il potere alla pari, ma abbiamo la possibilità di non farci condizionare. E questa libertà delle menti, a ben guardare, è la base di ogni rivoluzione».