Vimercate, la condanna per gli insulti al disabile: "Tutti indignati, ora chieda scusa"

Le associazioni lanciano un appello: ripartiamo dall’educazione

L'uomo ripreso dalle telecamere mentre affigge il cartello

L'uomo ripreso dalle telecamere mentre affigge il cartello

Vimercate, 30 agosto 2018 - A Vimercate non se l’aspettavano. Ma dopo l’indignazione nei confronti dell’uomo che ha appeso quel cartello così violento e cattivo contro i portatori di handicap da far indignare il mondo intero, ora ci si interroga, senza dimenticare di lanciare un messaggio all’autore: «Chiedi scusa», è l’appello delle associazioni. Un gesto assurdo in una zona che ha un sacco di associazioni e cooperative, che si battono per affermare i diritti dei diversamente abili: La Rosa Blu e Rosa Verde a Ronco Briantino, Corte Crivelli, creata da 40 famiglie, a Vimercate, l’Associazione volontariato e Lo Sciame ad Arcore.

«Diamo lavoro a più di 200 persone, 70 sono svantaggiate, con disabilità fisica, psichica o sensoriale», racconta Giovanni Garancini, presidente dello Sciame, che vede in quel cartello il sintomo di qualcosa che non funziona nelle pieghe più profonde della società: «Non nasce dal nulla. Manifesta un fastidio profondo e diffuso verso i più deboli. Ci dice che l’intolleranza ha superato il livello di guardia e che dobbiamo preoccuparci». Certo, aggiunge, «anch’io mi unisco al coro dell’indignazione. Esprimo tutto il mio disgusto verso quel cartello. Ancora più grave perché non è stato un gesto istintivo ma meditato. Questa persona è andata a casa, ci ha pensato su, si è detto «adesso gliela faccio pagare», ha scritto il testo al computer con errori madornali, che sembrano fatti apposta per offendere, lo ha stampato, plastificato, ed è tornato al centro commerciale ad appenderlo». Però, ripete: «È bene sia stato identificato e che, vedremo se sarà così, dovrà presentarsi davanti ad un giudice. Gli si potrà creare attorno un marchio sociale. Ma bisogna cercare di andare oltre il gesto». Come? «Vanno abbattute - risponde - le barriere culturali oltre che quelle architettoniche. È un lavoro di educazione che deve cominciare dalle scuole elementari e proseguire fino ai licei e all’università». L’altro antidoto «è vigilare, impegnarsi nel sociale, nelle cooperative, nel volontariato. Creare un brodo di cultura favorevole all’inclusione dei più deboli».

Anche Angelo Mauri, presidente delle famiglie di Corte Crivelli, associazione che da anni rappresenta i diritti dei disabili, condanna «un comportamento dettato da inconsapevolezza. Una persona che ha coscienza di sé e del mondo non può fare una cosa del genere». Anche Mauri propone di andare oltre il singolo episodio: «Nel condannare un atto inqualificabile, dovremmo aprire una pagina di riflessione su come le istituzioni rispondono ai bisogni delle persone disabili. La stampa, ora anche il web, reagisce a fatti clamorosi, ma sono tanti i torti che una persona disabile subisce ogni giorno nel silenzio. Primo fra tutti che tendiamo a dimenticarci che esistono. Noi cerchiamo di far passare una nuova logica di pensiero, ricordando a tutti che sono parte della comunità. Sono parte di noi. Dovrebbero vivere insieme alle persone «normali» non essere richiusi e nascosti». Il 29 settembre questo messaggio lo lanceranno nel tradizionale aperitivo agreste. Potrà andare ad ascoltarlo anche l’autore del cartello.