Emergenza profughi, Scola: "Siamo tutti responsabili. Europa: sveglia"

Sferzata del cardinale di Milano che alla veglia di preghiera in Santo Stefano e in Triennale ha detto: "Di fronte a una cosa così grande non esiste il 'fare troppo'. Siamo tutti responsabili. Ma Milano ha un'anima troppo frammentata"

Il cardinale Angelo Scola

Il cardinale Angelo Scola

Milano, 22 aprile 2015 - Erano presenti 1500 fedeli, compreso il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, nella basilica di Santo Stefano Maggiore per la veglia di preghiera in ricordo ai migranti morti nel mar Mediterraneo. La celebrazione è stata officiata dal cardinale Angelo Scola: «Siamo qui per compiere un atto penitenziale - ha detto l'arcivescovo nell'omelia - Infatti ognuno di noi non può non sentirsi responsabile, a livelli che ciascuno rintraccerà nel proprio esame di coscienza, di questa troppo lunga ed immane tragedia». «Tutti siamo parte dell'unica famiglia umana voluta da Dio - ha aggiunto - Ogni nostra mancanza, ogni nostro peccato incide su tutti i membri della famiglia».

La preghiera è stata dedicata non solo ai migranti che hanno perso la vita ma anche ai «cristiani martiri, fratelli che per la loro fede hanno perso la vita o subito soprusi». Il cardinale Scola li ha ricordati anche attraverso le parole di Papa Francesco. L'arcivescovo ha concluso la preghiera «con l'impegno per la crescita di una coscienza civica europea, per un'Europa che sia meno tecnocratica e più famiglia di popoli» e infine «perché le terre lombarde e Expo trovino il modo per mettere a tema della riflessione e dell'azione queste tragedie»

"EUROPA SVEGLIA" - «Adesso bisogna che l'Europa si svegli e l'Italia, siccome patisce una responsabilità sproporzionata che deve essere condivisa da tutti, deve trovare la forza di convincere i partner»: così Scola, aveva commentato l'emergenza immigrazione a margine di un convegno alla Triennale. «È stato giustamente detto - ha continuato - che questo è un problema europeo e più che europeo. Allora io mi auguro che le istituzioni preposte, a cominciare dal nostro governo, affrontino l'Europa con decisione e insieme studino le soluzioni, che capisco sono molto complesse da trovare». Scola ha poi precisato che «questa accoglienza in termini equilibrati e pazienti non si può non fare a meno di dire che stiamo andando indietro in termini di civilt໫Si poteva già prevedere dieci anni fa che il sud del Sahara si sarebbe mosso - ha concluso - il problema è che la politica è anche previsione».

Dopo diverse prese di posizione, a partire da quella di alcuni esponenti lombardi della Lega Nord secondo i quali la Lombardia, in termini di accoglienza agli immigrati ha gia' dato, Scola, a una domanda dei giornalisti ha ribadito: "Di fronte a una cosa cosi' il troppo non esiste". "Come Chiesa - ha continuato - cercheremo di fare di piu' dal punto di vista immediato anche se trovare altre strutture non sara' facile, ci proveremo pero' e soprattutto intendiamo dare molto peso alla preghiera che sia anche di penitenza". Tornando poi sui recenti naufragi nel Mediterraneo, il cardinale ha concluso: "Ognuno di noi deve sentirsi ferito e deve disporsi a un certo cambiamento di fronte a un fatto di questo genere".

L'ANIMA DI MILANO - "La figura che personalmente impiego per rappresentare Milano e' quella della frammentazione", dunque la citta', che ha appena scoperto quattro casi sospetti di scabbia fra i nuovi immigrati, "ha bisogno di un'anima nuova nel senso classico della parola". Scola lo ha detto nel corso di un dibattito con Ernesto Galli della Loggia al convegno 'Che c'e' di nuovo in citta'? Dialoghi sulla prossimita'', svoltosi questa mattina alla Triennale. Secondo il cardinale "la frammentazione e' il dato che caratterizza la nostra cultura a tutti i livelli" e "a Milano anche le situazioni di marginalita' sono frammentate, a macchia di leopardo". Scola ha poi ricordato: "Quando frequentavo l'universita', nei primi anni 60, la sera in piazza Duomo si trovavano tanti capannelli di persone che parlavano di qualsiasi cosa. Poi col terrorismo tutto questo e' finito e non e' mai rinato. Adesso la piazza non e' piu' un luogo vitale e la gente va li' per degli eventi". Insomma, "la nostra citta', che e' una metropoli, non riesce ancora ad esprimere la sua vocazione a causa della frammentazione ed e' alla ricerca di un principio unitario, vitale ed esistenziale". Scola, infine, ha sottolineato che la storia delle "chiese che si svuotano e' puro mito giornalistico, le chiese vuote non le ho mai viste"

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