Parisi e l’alleanza popolare: "Noi, moderati e liberali pensiamo ai problemi veri"

Dalla corsa a sindaco a “Energie per l’Italia”

Stefano Parisi

Stefano Parisi

Milano, 30 giugno 2017 - Un anno fa correva per diventare sindaco di Milano (e ci è andato vicino…). Oggi corre su e giù per il Paese per raccontare il programma liberale e popolare del movimento che ha creato, «Energie per l’Italia», convinto com’è che la maggioranza della gente non sia estremista e populista. Stefano Parisi, 61 anni ancora da compiere, crede sempre di più nel suo progetto e lo stesso esito delle recenti elezioni amministrative gli ha dato la conferma che attendeva: si vince conquistando la parte liberale e tenendola unita alle altre componenti.

Come giudica il voto delle comunali?

"Mi ha sorpreso la fortissima astensione. Ai ballottaggi nessun sindaco è stato eletto con più di un quarto dei voti degli aventi diritto. Il cosiddetto partito di chi non va a votare è di gran lunga il più forte".

Quali sono le ragioni?

"La crisi della politica che non dà soluzioni ai problemi della gente. Le liste civiche hanno eletto molti più consiglieri dei partiti tradizionali. Gli italiani sono prevalentemente di centrodestra. Gli errori fatti dal Pd sono stati molto gravi. Pensare che sul finire della legislatura i problemi più importanti siano lo ius soli, la liberalizzazione della cannabis, il biotestamento e la tortura vuol dire non aver capito quali sono le priorità degli italiani. Il Pd è in caduta libera nella capacità di rapportarsi con gli italiani. E non riesce più a intercettare il voto moderato. Su sicurezza e immigrazione ha perso completamente il rapporto con la realtà".

Il centrodestra ha dato due letture molto diverse della vittoria. C’è chi dice, come Lupi, ad esempio, che si vince se si guarda al centro e c’è invece chi, come la Meloni, sostiene che si vince se si guarda a destra…

"Le diversità che ci sono nel centrodestra fra una Lega lepenista e un’area liberale e popolare che Forza Italia non riesce più a rappresentare come un tempo, a livello locale sfumano. Io stesso ho fatto il candidato sindaco di una vasta coalizione con diverse anime. Penso che vivremo nei prossimi anni una fortissima contraddizione, perché avremo una legge elettorale nazionale proporzionale (ciascuno va per sé) e una legge elettorale locale maggioritaria (dove si va tutti insieme). Ma anche uniti si vince solo se si scelgono bene i candidati. A Lecce e a Padova sono state scelte le persone sbagliate e si è perso".

Secondo lei, da oggi fino alle elezioni Berlusconi giocherà su due tavoli?

"Berlusconi sta dicendo cose molto chiare, che la guida di un futuro governo dev’essere liberale, moderata e popolare. Dicendo così pone Salvini davanti a un bivio: o continua a preferire gli slogan o fa diventare la Lega un partito con cultura di governo, e allora può dare un contributo importante alla coalizione di centrodestra".

Non guidarla però...

"Certamente no, è la parte liberale e popolare che deve guidarla".

Dottor Parisi, immagino che lei veda il suo movimento di «Energie per l’Italia» all’interno di quella coalizione.

"Non si tratta di una questione di posti. Noi rappresentiamo un’offerta politica nuova, non ce ne sono altre. In questi dieci mesi abbiamo costruito con pazienza e umiltà, con un lavoro certosino, una rete molto significativa in tutto il Paese. Vediamo ora che accoglienza avremo. Se la rispondenza elettorale sarà forte, sicuramente potremo candidarci a far parte o a guidare una coalizione liberale e popolare. Ma ci deve essere un’intesa forte sui programmi. Noi abbiamo le idee molto chiare in proposito. Spero che sia così anche per i nostri possibili alleati, non si può far politica solo nei talk show".

Quale sarà il primo banco di prova per voi?

"Le elezioni regionali siciliane del 5 novembre".

E a proposito di Regione, come vede la probabile sfida in Lombardia fra Maroni e Gori? Dopo il recente voto amministrativo, Maroni ha la strada in discesa?

"Le strade non sono mai in discesa e gli avversari non vanno mai sottovalutati. Detto questo, mi sembra che in Lombardia il vento tiri decisamente da una parte".

E a Milano, che giudizio dà del primo anno del sindaco Sala?

"Ha deluso. Non ha realizzato il suo programma di governo, dalle periferie, allo sviluppo alla sicurezza. Ma soprattutto mi sembra che dopo la vittoria del No al referendum del 4 dicembre abbia avuto una svolta politicista, chiamiamola così, senza l’ombrello di Renzi è andato a fare delle cose lontane dal sentimento dei milanesi, a partire dalla marcia con gli immigrati. Da sindaco manager è diventato un politico che peraltro ha anche tradito il suo dante causa, Matteo Renzi, e cioè colui che lo ha fatto diventar sindaco. E poi c’è l’inchiesta sull’Expo. Visti i tempi della giustizia, credo che sarà un problema per Milano avere per quattro anni un sindaco con un’ombra simile".

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