Pisapia dopo le minacce per la M4: "Basta fomentare i violenti. Da Celentano parole forti: anche lui stia più attento"

INTERVISTA AL SINDACO DI MILANO di Giambattista Anastasio

Giuliano Pisapia, sindaco di Milano dal 2011

Giuliano Pisapia, sindaco di Milano dal 2011

MIlano, 29 luglio 2015 - Sindaco Giuliano Pisapia, le scritte apparse lunedì in viale Argonne rappresentano l’ultimo di una serie di casi in cui la protesta in città s’è fatta insulto e minaccia. Dal 2012 ad oggi è successo, nell’ordine, contro Area C, Uber ed M4: Milano era solita aprirsi al nuovo, oggi invece sembra chiudersi. Perché? «Veramente mi sembra il contrario. Non confondiamo pochissime persone che urlano, insultano o minacciano, con il sentire di una città. Milano – e lo confermano tutti i dati e le classifiche nazionali e internazionali - sta vivendo un momento magico e la maggioranza dei milanesi ha accolto in maniera positiva i cambiamenti che stanno avvenendo in città, soprattutto nel campo della mobilità. Area C è un successo, sono aumentati i fruitori del trasporto pubblico che, a Milano, è un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale, c’è stato un vero e proprio boom dello sharing che ci ha portato sul podio non solo italiano ed europeo. Poi, certo, c’è anche chi non è d’accordo. E ci sono anche pochi che provano a intimidire i singoli e le istituzioni. Noi non abbiamo paura del confronto con i cittadini e non abbiamo mai avuto difficoltà ad accogliere i suggerimenti realizzabili. È un percorso che stiamo affrontando con risultati molto positivi. Non ingigantirei una scritta per strada».

Proprio lunedì il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Mattia Calise, accusava lei e la sua Giunta, a proposito della M4, di essere zerbini dei costruttori: un’accusa non troppo distante da quella impressa sull’asfalto di viale Argonne. «Il percorso mio e della Giunta dimostra che non siamo zerbini di nessuno e Calise lo sa perfettamente. Credo e spero che altri, e non lui, abbiano scritto quelle parole e che, se così non fosse, siano state parole andate al di là delle sue stesse convinzioni. Prendo atto però che anche il suo movimento si è dissociato da quelle frasi. Nel merito ci sta che esistano posizioni differenti, senza che nessuna delle parti agisca per interessi inconfessabili e nessuno, seriamente, ha mai ipotizzato qualcosa del genere a carico di questa amministrazione. Per questo penso che sarebbe più prudente abbassare i toni, invece di fomentare gli animi di quei pochi che sanno esprimersi solo con atti violenti di vandalismo. Una manciata di voti in più non valgono la denigrazione gratuita».

Che effetto le ha fatto vedere il suo cognome, pure storpiato in maniera offensiva, associato alla parola «mafia»? «La storpiatura si commenta da sola. Vedere invece il mio cognome associato alla mafia è talmente assurdo, oltre che offensivo, che denota una grande ignoranza rispetto alla storia nazionale, oltre che al mio personale percorso di vita. Ma credo che questo sia evidente a tutti».

E le accuse di Celentano che effetto le hanno fatto? «Innanzitutto dovrei capirle… Mi pare che Celentano abbia cambiato idea più volte, è passato da elogi sperticati a critiche feroci. Naturalmente mi ha fatto piacere quando ha esaltato la Darsena, e gli ho risposto puntualmente quando ha criticato il taglio degli alberi, su Twitter gli ho scritto: “Milano è rock perché dal 2011 ha 70mila nuovi alberi e 3 milioni di metri quadrati di verde in più. E due nuove metro. #bellamilano”. Quanto alla M4, abbiamo ridotto del 25% il numero degli alberi che saranno tagliati e al termine dei lavori ne pianteremo il 20% in più, ossia 1.900 alberi lungo tutta la linea. Celentano è un grande artista, non un leader politico, però forse anche lui, che rappresenta molto, dovrebbe prestare più attenzione alle parole. Nell’ultimo post sul suo blog c’erano termini molto forti, sproporzionati rispetto alla dialettica che si è creata su questo tema».

A dicembre qualche suo assessore riteneva fosse meglio fermare il progetto della M4 perché i vantaggi si sarebbero visti solo tra 7 anni e nel frattempo la vostra Giunta sarebbe stata identificata come la Giunta che taglia gli alberi. L’è tornata in mente questa obiezione in queste ore? «Nella mia vita, e da sindaco ancora di più, non ho mai fatto scelte per avere qualche voto in più ma avendo sempre come priorità l’interesse collettivo. Non è possibile amministrare una città con l’unanimità, la dialettica è un bene e posizioni diverse alla fine devono trovare una sintesi. Da una nuova linea metropolitana ci possono essere solo ricadute positive. Andate a vedere come sono state riqualificate le aree intorno alle fermate di M5 e chiedete ai residenti se il loro quartiere è più vivibile ora o se vorrebbero tornare indietro. I nostri figli, e non solo loro, vivranno in una città con ancora più verde e con 2 nuove metropolitane. Vedremo allora se il coraggio della nostra scelta avrà avuto fondamento. Dovere di un sindaco è quello di ascoltare le diverse opinioni e di fare scelte nell’interesse della città non facendosi intimidire da nessuno».

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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