Giovedì Santo, lavanda dei piedi a sei donne in Duomo: è la prima volta

Il cardinale Angelo Scola ha seguito le indicazioni in arrivo da Papa Francesco

Il cardinale Angelo Scola alla lavanda dei piedi del Giovedì Santo

Il cardinale Angelo Scola alla lavanda dei piedi del Giovedì Santo

Milano, 24 marzo 2016 - Lavanda dei piedi per la prima volta a sei donne, nella celebrazione del Giovedì Santo a Milano. Il cardinale Angelo Scola ha celebrato il rito all'inizio della messa 'in coena Domini' nel Duomo di Milano. La diocesi milanese - come annunciato nei giorni scorsi - si è adeguata alle indicazioni in arrivo da Papa Francesco. A partecipare alla lavanda dei piedi quest'anno sono i componenti del Consiglio pastorale diocesano. Tra i 12, che ricordano gli apostoli all'ultima cena di Gesù, ci sono anche sei donne.

"Speriamo di non guardare dall'altra parte di fronte agli atroci e barbari avvenimenti di Bruxelles", ha detto il cardinale durante l'omelia. Ricordando la sofferenza di Gesù nell'orto del Getsemani, Scola ha proseguito: "Passi via da me il disinteresse nei confronti del bene comune. Passino via da me gli orrori tragici nel Medio Oriente e nell'Africa. Speriamo di non guardare dall'altra parte di fronte agli atroci e barbari avvenimenti di Bruxelles", ha aggiunto Scola in un passaggio dell'omelia, ricordando gli attacchi terroristici di martedì scorso.

"Anche noi uomini del Terzo millennio - ha detto ancora il cardinale di Milano - cadiamo nell'oblìo che conduce all'incredulità. Come il popolo d'Israele nel deserto, che mette alla prova il Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?', anche noi siamo tentati di farci contagiare da questa sfida scettica. Così le nostre comunità cristiane si frammentano in un pulviscolo di gruppi generosi ma il rischio è che non brilli più la bellezza convincente dell'unità, dell'essere una cosa sola. Analogamente nelle nostre società plurali - ha ragionato Scola - la dimenticanza di Dio trasforma opinioni di singoli e di gruppi in radici di estraneità che giunge fino a produrre inimicizia. Ne patiamo tutti, a partire dagli ultimi, perché senza riconoscere lo sguardo misericordioso di Dio la giustizia stessa è meno giustizia, l'uguaglianza e meno uguaglianza", ha sottolineato l'arcivescovo.

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