Foreign Fighters, la sorella di Fatima chiede il rito abbreviato

Via all'udienza preliminare a carico di 10 persone nell’aula bunker del carcere di San Vittore con al centro la vicenda di Maria Giulia Sergio alias Fatima, la prima foreign fighter italiana

Fatima

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Milano,21 dicembre 2015 - Marianna Sergio ha chiesto di essere giudicata col rito abbreviato nell’udienza preliminare a carico di 10 persone (oltre a lei altre tre hanno chiesto il rito abbreviato) iniziata oggi nell’aula bunker del carcere di San Vittore con al centro la vicenda della sorella, Maria Giulia Sergio alias Fatima, la prima foreign fighter italiana. Il padre di Marianna e Maria Giulia, anch’egli imputato, ha invece preferito continuare col rito ordinario. Il gup Donatella Banci Buonamici ha respinto tutte le eccezioni preliminari presentate dalle difese, tra cui alcune relative alla non validità  del decreto di latitanza per alcuni imputati e una questione di competenza territoriale a favore dell’autorità giudiziaria di Bergamo, motivata dalla circostanza che Fatima si è unita in matrimonio con il presunto jihadista albanese Aldo Kobuzi a Treviglio, provincia di Bergamo, pochi giorni prima di partire con lui per la Siria. Al momento, di Maria Giulia non si hanno piu’ notizie.

Durante le intercettazioni effettuate dalla Digos di Milano nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, la 28enne di Inzago si era lasciata sfuggire di trovarsi nel nord della Siria vicino a Raqqa, zona ora pesantemente colpita dai bombardamenti della coalizione anti Isis, dopo gli attentati di Parigi. Dopo essersi convertita all’Islam nel 2008 Maria Giulia aveva cambiato il nome in Fatima e aveva iniziato un percorso di radicalizzazione, culminato nel settembre 2014 nel matrimonio con Kobuzi.

Pochi giorni dopo il matrimonio i due erano partiti per la Siria dove si sono uniti allo Stato Islamico. “Noi (e dico noi perche’ anche io faccio parte dello Stato islamico) decapitiamo in nome di Allah”, diceva Maria Giulia Sergio, pochi giorni dopo l’arresto dei suoi genitori a Inzago. In altre intercettazioni Fatima gioiva per la strage di Charlie Hebdo e via sms scriveva: “Cosa gradita per i fedeli!!! Dio e’ grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell’Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli dalle loro mani”.

I dieci imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo. Nove di queste sono presunti estremisti mentre cinque di loro sono ancora latitanti. Tra gli indagati il marito di Maria Giulia, l’albanese Aldo Kobuzi e la sorella 19enne della uomo, Serjola. I tre si troverebbero in Siria, dove si erano trasferiti dopo aver abbracciato la causa dell’Islam radicale. La posizione della madre di Maria Giulia, Assunta Buonfiglio, era stata stralciata dal procedimento perchè la donna era morta in ospedale a causa di un blocco intestinale il giorno dopo aver ricevuto la istanza di scarcerazione ai domiciliari. Le prossime udienze, sempre nell’aula bunker scelta per questioni di sicurezza vista la delicatezza del procedimento, sono state fissate il 2 e il 23 febbraio quando si svolgeranno l’eventuale esame degli imputati che vi si vorranno sottoporre e la discussione. 

(Agi)

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