Dopo Expo, prime prove di convivenza tra progetti: «All’Iit bastano 30mila metri quadri»

Il presidente di Assolombarda Rocca: entro giugno il masterplan. Il rettore Vago: l'istituto genovese già riceve 100 milioni da Roma, non è un dettaglio

Il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca (Newpress)

Il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca (Newpress)

Milano, 11 novembre 2015 - Ieri mattina la prima prova di convivenza. Intorno a un tavolo si sono riuniti Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura e uomo del governo in Expo, il direttore dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova (Iit), Roberto Cingolani, il rettore dell’università Statale di Milano, Gianluca Vago, e il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca. Da un lato la carta di Roma per il post-Esposizione, l’insediamento di un polo delle scienze umane, dall’altro i primi candidati a occupare la metà dei 110 ettari disponibili, ossia l’ateneo con il trasloco delle facoltà scientifiche e la Silicon Valley in salsa lombarda proposta dagli industriali. Gli inquilini iniziano a prendere le misure di quanto spazio serve agli altri. A cominciare dall’Iit che avrebbe bisogno di «30mila metri quadri», spiega Rocca, contro i 70mila inizialmente comunicati.

Partita più complicata, per il numero uno di Assolombarda, è il trasloco della Statale, che occuperebbe 200mila metri quadri. Servono cifre a sei zeri, che potrebbero essere pescate anche dal piano Juncker della Ue. Nella restante fetta del parco Expo si insedierebbero la Silicon Valley lombarda, l’Innovhub della Camera di commercio di Milano, Altagamma e le industrie (alcune, anticipa Rocca, si sarebbero trasferite in uffici provvisori in vista del trasloco), con terreni offerti a 700-800 euro al metro quadro.

Tuttavia sul piano gravano molte incognite. Innanzitutto il progetto. «In pochi lo hanno visto – avverte Vago –. Non potrei nemmeno valutarlo». Ad esempio, non è chiaro se ci siano sovrapposizioni con programmi già avviati dagli atenei della Lombardia. I tempi, aggiunge Rocca: «Entro giugno dobbiamo avere un masterplan». Ancora, la distribuzione delle risorse finanziarie. L’Iit già riceve ogni anno da Roma cento milioni di euro, ma non è chiaro se l’investimento sulla ricerca del post Expo riguarderà solo Genova o tutti gli attori. «Non è un dettaglio», scandisce il rettore della Statale. «Ma l’Iit ha una capacità attrattiva straordinaria», osserva Stefano Blanco, direttore della Fondazione collegio università milanesi. Infine, la gestione di Arexpo, l’immobiliare che possiede i terreni. «C’è un tema aperto di governance, serve una leadership – puntualizza Rocca –. Poi management e strumenti». I tempi stringono: il 18 novembre si riunisce il cda di Arexpo, il 24 l’assemblea degli azionisti in cui vorrebbe entrare il governo Renzi. La partita è aperta.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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