Max Gazzè: "Tra me e Carmen Consoli un bel contagio di batteri musicali"

I due cantanti saranno sul palco dell’Open Air Theater, nell'ex Area Expo

APPASSIONATI Max Gazzè  e Carmen Consoli insieme questa sera in un inedito concerto a due voci

APPASSIONATI Max Gazzè e Carmen Consoli insieme questa sera in un inedito concerto a due voci

Rho (Milano), 15 settembre 2017- Pazzo di lei. Se due mesi fa, a Barolo, per Max Gazzè quello con Daniele Silvestri s’era rivelato un condominio forzato nel cuore di Carmen Consoli, oggi a Rho il bassista romano si libera del vincolo per regalarsi una serata all’ex Area Expo a tu per tu con la “cantantessa”. Reduce dalla registrazione di “Uno, due, tre, Fiorella”, il “one woman show” della Mannoia in onda domani su RaiUno, “Maximilian” riannoda all’Open Air Theatre i fili di una lunga amicizia. «Max è un cavaliere di classe» giura la Consoli. «Anzi, un amico che si prende cura di te, che sa ascoltare molto bene; il marito, il fratello, il figlio che tutti vorrebbero avere».

E lei, Gazzè, come vive questa esperienza?

«È dai tempi di “Vento d’estate” con Niccolò Fabi che mi diverto a collaborare. L’ho fatto con Paola Turci, con Marina Rei, ma pure con Carmen, con lei avevo già fatto un tour anni fa. Quando c’è alchimia, affiatamento, la contaminazione diventa uno stimolo in più. Suonare insieme significa scambiarsi i germi di complicità, passarsi un raffreddore musicale».

In che direzione vi tirate reciprocamente.

«Più che tirarci l’un l’altra, entriamo in una condizione. E la condizione non può avere direzione. La condizione è la percezione di quel che sta accadendo; come se il cervello entrasse in una fase di consapevolezza sinaptica, una messa a fuoco dell’accadere di quel momento».

In questi ultimi mesi lei ha frequentato Alcatraz, Arcimboldi, Forum, Carroponte. Le mancava l’Area Expo.

«Già. Quello a Rho per me è un debutto e, sinceramente, non so cosa aspettarmi. Anche se per me suonare davanti a mille o a diecimila non cambia molto; l’importante è ‘esserci’ e che ci sia, naturalmente, pure il pubblico perché, all’Open Air Theatre come all’Alcatraz, il concerto è uno scambio, un’interdipendenza totale».

Cosa apprezza di più del repertorio di Carmen?

«Le sue ballate, perché le scrive con grande sentimento».

Questa esperienza con la Consoli arriva dopo quella cinematografica di “Lasciami per sempre”.

«Per me il cinema rappresenta una parentesi, una vacanza. Simona Izzo, scrivendo il film, ha cambiato più volte sceneggiatura per adattarmela bene. Sinceramente mi aveva fatto un grande piacere interpretare ‘Basilicata coast to coast’ di Rocco Papaleo, perché il mio ruolo era un po’ più poetico, sopra le righe, di questo in cui vesto panni più normali».

Pure al botteghino “Lasciami per sempre” è andato così così.

«Mi sarebbe piaciuto un maggior riscontro, perché è una bella commedia, scritta col pensiero a quella degli anni ’70-80. Con maggior promozione, forse, avrebbe dato risultati migliori».

Tornando al mondo del disco, è in arrivo il doppio cd di “Alchemaya”, la sua opera rock approdata pure agli Arcimboldi.

«Oltre a cantare, scrivere canzoni, correre in pista con le auto da corsa e giocare a tennis, mi piace indagare il passato; dalle lingue accadiche alla semiotica, gli archetipi. Da questi studi, ormai trentennali, ho voluto trasportare fino a oggi storie con cui provare a leggere il presente».

Un progetto molto ambizioso.

«Con mio fratello Francesco abbiamo lavorato a lungo sui testi, poi mi sono buttato sull’orchestrazione sinfonica che mi ha assorbito notte e giorno. Il disco uscirà tra fine ottobre e inizio novembre, ma sto preparando pure un documentario con il frutto delle mie ricerche e spezzoni di concerto. Magari a Sky Arte può interessare».

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