San Carlo, dialisi da incubo tra insetti e puzza dalla fogna

Blitz di Striscia, chiude il centro di via Constant

Il dg Marco Salmoiraghi

Il dg Marco Salmoiraghi

Milano, 29 ottobre 2017 - Alle spalle delle poltrone dove i malati fanno la dialisi attaccati a un “rene”, com’è chiamata la macchina che li sostituisce lavando loro il sangue per tre-quattro ore e anche tre volte la settimana, si vedono muri scrostati e scavati da infiltrazioni d’età indefinibile. E trappole per formiche e per scarafaggi. E a terra, in un groviglio di cavi, tubi che scaricano l’acqua delle macchine in un tombino sul pavimento: «impianto di fortuna», avvolto in garze imbevute d’amuchina «per mascherare gli odori» che salgono dalla fogna. L’inviato di Striscia la notizia commenta le immagini choc «che abbiamo ricevuto in redazione», trasmesse venerdì su Canale 5. Sono girate nel Cal di via Constant, «Centro extraospedaliero ad assistenza limitata» dell’ospedale San Carlo.

Così dializzano 31 pazienti esterni, cioè non ricoverati, tra assidui e temporanei, nell’ammezzato in affitto d’un palazzone Aler a Quarto Cagnino. Chiuso da una clair come fosse un negozio, la barriera d’una scala da salire per entrare. Dentro nove postazioni a cerchio, e condizioni lontane dall’ambiente ad alta disinfezione necessario per collegare i pazienti alla macchina attraverso fistole o cateteri impiantati nel corpo. Anche l’acqua «in dialisi è considerata come un farmaco e deve avere purezza assoluta, altrimenti può causare infezioni», sottolinea il deputato pd Vinicio Peluffo in un’interrogazione a risposta scritta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che depositerà lunedì in commissione parlamentare sul Cal. E sul contorno mostrato da Striscia, tra «sporcizia e umidità» nel magazzino dove son stoccati sacche e farmaci e «pazienti e operatori costretti a passare accanto all’immondizia». Una situazione «inaccettabile per la sanità lombarda - tuona l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera -. Ho chiesto alla dirigenza di trovare immediatamente una soluzione dignitosa e adeguata dal punto di vista igienico-sanitario, e di individuare i responsabili del degrado della struttura».

Degrado non recente, anzi incrostato negli anni. La Fp Cgil di Milano denuncia aver «più volte portato, sia in ambito aziendale che a livello territoriale, la grave situazione all’attenzione dei vertici dell’ex azienda ospedaliera e poi dell’Asst dei Santi», che dal 2016 ha unito il Borromeo al San Paolo. Dall’Asst sostengono che uno spostamento del Cal fosse nei piani, ma di certo il blitz della tv, che lunedì ha mostrato le immagini a un incredulo dg Marco Salmoiraghi, ha messo il turbo, nei limiti dell’impossibilità di sospendere una terapia salvavita: pulizia straordinaria, incontro coi pazienti col supporto dell’Associazione nazionale emodializzati (alcuni avrebbero paura di lasciare l’«ambiente non ospedalizzato» e la comunità che lì s’è creata), intanto si organizza il trasferimento dei nove “reni” nell’ex Neonatologia al secondo piano del vicino San Carlo, dove tra il rialzato e il decimo dializzano già poco meno di 200 tra ricoverati ed esterni.

Entro una decina di giorni, forse meno, il Cal di via Constant sarà chiuso, assicurano dall’Asst. «Soluzione temporanea», per sei mesi-un anno in cui decidere se ristrutturarlo o (più probabilmente) dare ai suoi pazienti uno spazio definitivo nel Borromeo che, col nuovo Ospedale dei Santi, dovrebbe convertirsi proprio a questi servizi sul territorio. «Ma i progetti devono essere chiari sin da ora», insiste Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd che annuncia un’interrogazione all’assessore Gallera. Il deputato Peluffo (che come Borghetti è di Rho, confinante coi quartieri serviti dall’ospedale) alla Lorenzin chiederà «di attivare i controlli ministeriali» negli altri due Cal, afferenti al San Paolo, di via Mompiani 5 e Rozzano (via Lazio 56). E «di conoscere le motivazioni per cui il progetto preliminare approvato il 23/12/2014 dall’ex azienda ospedaliera per un nuovo centro dialisi non ha avuto seguito», e quelle del «blocco dell’utilizzo» del relativo finanziamento. Giulia Bonezzi

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