NICOLETTA PISANU
Cronaca

Quei morti senza nome da anni: solo il Labanof può identificarli

È uno degli 86 casi in carico al Laboratorio di antropologia forense

Esperti al lavoro

Esperti al lavoro

L'analisi e l’identificazione, la consulenza in ambito forense. Il Labanof - Laboratorio di antropologia e odontologia forense legato all’Università degli Studi di Milano, è stato fondato nel 1995 ed è composto da medici legali, odontologi forensi, biologi e altri esperti. Il Labanof si occupa dello studio dei resti umani, gli esperti sono in grado di ricondurre ai cadaveri l’epoca della morte, le cause del decesso e altri dati di carattere medico legale, fino a trattare sofisticate tecniche per scoprire quanto più possibile sul corpo oggetto di studio. Che non sono solo morti recenti: il Labanof è in grado di occuparsi anche di scheletri di epoca antica.

Milano, 22 agosto 2016 - Avevano un nome, degli affetti, un mondo personale che si cerca di ricostruire partendo da ciò che resta del loro corpo. In tutto sono ottantasei, dal 1995, i corpi non identificati di cui si è occupato il Labanof di Milano, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense. Il più antico è affiorato dal Lambro ventuno anni fa. L’ultimo, è stato trovato vicino alla stazione ferroviaria di Bovisa a Milano l’anno scorso.

Gli esperti del centro, legato all’Università degli studi di Milano, lavorano per capire chi siano quelle persone senza vita arrivate sui tavoli dell’Istituto di medicina legale e trovate in città, nella terra, nell’acqua. L’archivio dei corpi senza nome è pubblico e disponibile sul sito internet del laboratorio in accordo con l’autorità giudiziaria, è l’unica struttura che detiene un database aperto a tutti. Sono oltre cinquecento i casi trattati dal centro, per conto delle Procure della Repubblica italiane ma anche per il Canton Ticino in Svizzera.

Dall'archivio è possibile delineare una mappa dei ritrovamenti dei cadaveri non identificati. La maggior parte dei resti trattati dagli esperti del Labanof sono stati recuperati a Milano o in Lombardia, qualcuno proviene anche da fuori regione. Risulta, nell’elenco, che cinque persone provengono da ospedali a Milano e nella provincia di Monza-Brianza. Tre corpi sono stati recuperati in zone boschive, almeno otto sono stati portati a riva dalle acque, fiumi o laghi. In particolare, per quanto riguarda i fiumi, i ritrovamenti avvengono spesso in prossimità di dighe o chiuse, ma anche in seguito alle piene dovute al maltempo. Undici corpi sono stati rinvenuti nelle vicinanze di binari, metropolitana o stazioni ferroviarie, talvolta si tratta di pochi poveri resti, come una mandibola o una gamba. Per quanto riguarda gli altri corpi, alcuni sono stati scoperti in casolari o cascine alla periferia della città, la maggior parte però è stata scoperta per strada, lungo le vie milanesi. Un caso particolare è quello di un cadavere trovato nel 2008 in un cantiere in zona Porta Nuova, si trattava di resti di un defunto la cui morte secondo gli esperti è avvenuta tra il 1950 e il 1955.

Quando un corpo, o i suoi resti, vengono trovati, innanzitutto si procede a capire se si tratti di parti di esseri umani. Il sesso, l’età, il gruppo etnico sono tutti parametri utili per l’identificazione. Importanti inoltre i denti, che permettono agli esperti di ottenere numerose informazioni sulla persona. Il corpo diventa una mappa che racconta le sorti del defunto, sia la dinamica della morte, sia quanto gli è capitato in vita: una frattura ossea, una cicatrice, un tatuaggio. Per venti crani, il Labanof ha anche proceduto alla ricostruzione facciale, per mostrare approssimativamente quale fosse l’aspetto in vita del defunto. Ma talvolta, non è sufficiente. E così molti volti, restano in attesa di un nome.

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