Alla Bocconi lezione social: Prof e studenti dialogano con i tweet

Dalla Brexit a Trump: così partecipano anche i ragazzi più timidi

Università Bocconi

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Milano, 20 gennaio 2017 - Cosa ne sarà della Gran Bretagna dopo Brexit? Giusto fare entrare la Turchia nell’Unione Europea? E quali possono essere le conseguenze del protezionismo alla Donald Trump? Domande per le quali non tutti possono avere gli strumenti per rispondere. Ma uno studente di Politica economica europea all’Università Bocconi, o meglio European Economic Policy (il corso è in inglese), sì. Tuttavia, tra i cinquanta iscritti circa, non sempre accade. Chi sta in seconda o terza fila, anche se magari avrebbe molto da dire, non sempre trova il coraggio di farsi avanti. Parla sempre chi non teme il confronto pubblico. Così, il direttore dell’insegnamento (e del corso di laurea World Bachelor in Business di cui fa parte), Carlo Altomonte, ha deciso di dare battaglia alla timidezza. Grazie alla tecnologia e a uno strumento simile a Twitter, tanto in voga anche tra i più timorosi di dire la propria opinione.

L'applicazione web si chiama BClikcker, è made in Bocconi, e consente di creare e condividere con gli studenti domande a scelta multipla e sondaggi. Nel corso è stata introdotta un anno fa con altro scopo. Tramite computer, tablet o smartphone gli studenti possono inviare un breve messaggio in forma anonima su temi di attualità o internazionali in discussione, di soli 140 caratteri, come i cinguettii del celebre social network. «La scelta di questo strumento – spiega Altomonte – e anche la brevità del messaggio, permette agli studenti di esprimere la propria opinione, anche quando forte e controversa, in maniera diretta, senza inutili giri di parole e questo rende particolarmente vivace il dibattito. In pratica, io in genere scelgo i due tweet più polarizzanti e lancio il dibattito, che a questo punto avviene in forma classica ma il fatto di avere in qualche modo rotto il ghiaccio rende l’aula effervescente».

Certo, c’è da chiedersi se questa procedura non vada a scapito della comunicazione diretta o se non favorisca una tendenza a nascondere la faccia. Ma i risultati secondo prof e studenti sono positivi. «Quando l’anno scorso abbiamo lanciato la discussione su Brexit – afferma Altomonte – mi aspettavo una netta presa di posizione a favore del «remain», invece i risultati sono stati molto simili a quelli usciti dalle urne». Prima che BClicker venisse sperimentato «alle discussioni partecipavano sempre gli stessi – dice Cecilia Concetti, studentessa del World Bachelor in Business –. Adesso ognuno ha più voce, è un metodo che aumenta l’interattività delle lezioni e consente agli studenti di migliorare il confronto. Che qualche volta diventa pure scontro». Chissà cosa succederà a marzo, quando si parlerà delle prime settimane di Trump alla Casa Bianca. Uno che è proprio l’esempio contrario dell’espediente bocconiano. Dal vivo, non le manda a dire a nessuno. Su Twitter spesso incespica.

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