La favola del pianista della Centrale: "Quel treno perso mi cambiò la vita"

Emanuele Fasano, 22 anni, ora firma con la Sugar

Emanuele Fasano, 22 anni, il pianista della Centrale

Emanuele Fasano, 22 anni, il pianista della Centrale

Milano, 24 gennaio 2017 - Favola del «pianista della Centrale», secondo atto. Un anno dopo il video che ha reso famoso Emanuele Fasano, il milanese - oggi 22enne - che con il piano ha commosso pendolari e internauti, stanno per uscire il suo secondo singolo Amsterdam Sky e il primo Ep, con sette brani coronati da un’etichetta importante, la Sugar di Caterina Caselli. A febbraio uscirà il secondo video, girato nella sala Fontana del Museo del Novecento.

Com’è stato l’incontro con Caterina Caselli? «Bellissimo, quanto l’aneddoto: la nipote di Caterina aveva visto il video e lo ha fatto vedere a lei, che ha voluto incontrarmi. Nella Galleria del Corso c’è un pianoforte, ho suonato mezz’ora, si è emozionata ed è iniziato il progetto, giusto un anno fa. Siamo rimasti due ore a parlare, le ho raccontato la storia. Erano tutti ‘presi bene’».

Ce la racconta di nuovo? «23 dicembre 2015. Mia mamma mi ha accompagnato in stazione, eravamo in ritardo. Ma sapevo che in stazione c’era un piano... Quando Alberto Simone (regista e sceneggiatore, ndr) è passato per prendere la coincidenza stavo suonando ‘Non so come mai’, mi ha filmato con il telefonino. Il video è stato caricato il 24, ho lasciato che quel treno perso a Natale mi cambiasse la vita: 5 milioni di visualizzazioni su Facebook, 550mila su YouTube, senza talent, senza pubblicità, senza nulla. È stato tutto spontaneo. Un segno del destino».

Crede nel destino? «Il destino esiste, ma te lo apparecchia Dio».

È in contatto col regista? «Fa parte di questo nuovo progetto. Ho due manager: Caterina e Alberto. Sono entrato in una bella gabbia (sorride)».

Qual è la canzone di Caterina Caselli che ama di più? «“Sono bugiarda”. I ragazzi la conoscono nella versione “I am a believer” del primo Shrek».

Quando è nata la passione per la musica? «Sono cresciuto nella musica, mio papà Franco Fasano è un noto compositore. Sin da piccolo andavo ai suoi concerti, ha scritto sigle per i cartoni animati, canzoni per lo Zecchino d’oro e Sanremo. La musica ha sempre accompagnato la mia vita ed è servita a farmi pensare al futuro. Io ho iniziato a studiare al Conservatorio, ma ero una testa calda. Così ho lasciato gli studi classici per suonare quando volevo io e come volevo io. Mi sono diplomato al Leonardo da Vinci. All’esame di maturità ho portato la tastiera e ho detto ai prof. ‘Questo è quello che voglio fare nella vita’. Ho suonato ‘Non so come mai’».

La canzone che l’ha accompagnata in questo viaggio. «Sì. Se è andata così bene e mi ha portato questo successo un motivo ci sarà. Ci credevo tanto dopo quel che era successo ad Amsterdam».

In un’altra stazione… «Ero con gli amici, nel novembre del 2014. C’era il piano. Quando ho iniziato a suonare si sono fermate tantissime persone. Ricordo un signore che mi ha regalato una bottiglia di vino: “Era per mia moglie, ma la voglio regalare a te”. Non c’è stato alcun video virale, ma sono riuscito a trasmettere agli altri emozioni che prima trasmettevo solo a me stesso. L’emozione più bella della mia vita, per ora».

E adesso è pronto per un’altra tappa. «All’inizio pensavo di chiamare l’album “Parto da qui”, dalla stazione, come col treno (il titolo è top secret, ndr). Fra le canzoni che mi danno più carica c’è ‘Il silenzio è la risposta’, l’ho composta per un amico. Era ‘messo male’, mentre mi raccontava i suoi problemi ho costruito il ritornello. Il mio amico ascoltava solo rap, si è emozionato. Con la musica cerco di trasmettere questo: una bella nostalgia. Potrebbe essere il titolo della prossima una canzone».

Quanta Milano c’è nella sua musica? «Ci sono tantissime sensazioni che ho provato qui, molte melodie sono state composte a Milano, come ‘Non so come mai’, altre ad Alassio, il paese di mio papà, uno dei compositori italiani migliori che esistano».

E che adesso sarà orgogliosissimo… «Prima mi chiamavano ‘figlio d’arte’. Adesso lui si sente padre d’arte. Anche da Caterina era più emozionato di me».

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