Caso dj Fabo, mercoledì la sentenza per Marco Cappato: "Sereno, fatto il mio dovere"

Tre i possibili verdetti: una sentenza di assoluzione, una condanna o la trasmissione degli atti alla Consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato contestato

Marco Cappato

Marco Cappato

Milano, 13 febbraio 2018 - "Sono sereno perché sono consapevole di aver fatto tutto quello che era nelle mie facoltà. Ho fatto il mio dovere e sono determinato, qualunque sia l'esito del processo. Andrò avanti in ogni caso". Lo ha detto Marco Cappato alla vigilia della sentenza nel processo per la morte di Dj Fabo. "Io spero che i giudici possano stabilire che la condanna con sanzioni pesanti dell'aiuto alla morte volontaria, senza nemmeno fare distinzioni se la persona è malata in maniera irreversibile e sottoposta ad accanimento terapeutico, è una violazione dei principi di libertà fondamentali - ha detto l'esponente radicale -. Oppure spero che il discorso venga rinviato davanti alla Corte Costituzionale: sarebbe una soluzione per rivedere finalmente una legge fatta durante il fascismo - continua Cappato - che non fa distinzioni per quanto riguarda la morte volontaria, a prescindere dalle condizioni della persona".

Tre i possibili verdetti: una sentenza di assoluzione, come ha chiesto la stessa Procura, oppure una condanna o la trasmissione degli atti alla Consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato contestato. Antoniani, 40 anni, cieco e paralizzato dopo un incidente stradale, secondo il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Sara Arduini, aveva diritto a scegliere una morte dignitosa e se avesse potuto "muoversi liberamente per trenta secondi" avrebbe messo fine alle sue sofferenze da solo. Cappato, che si autodenunciò il giorno dopo la morte di dj Fabo (da lì partì l'indagine), sempre secondo la Procura, lo aiutò, accompagnandolo in macchina in Svizzera, nell'esercizio di quel "diritto alla dignità della morte", che non è un "diritto al suicidio".

Per il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni i pm avevano già chiesto l'archiviazione, ma fu il gip Luigi Gargiulo a disporre l'imputazione coatta spiegando che Cappato avrebbe addirittura «rafforzato» il proposito di suicidio di Antoniani. I pm, in subordine rispetto alla richiesta di assoluzione "perché il fatto non sussiste", hanno chiesto l'invio degli atti alla Consulta, mentre nelle ultime dichiarazioni in aula l'esponente dei Radicali ha spiegato: "Piuttosto che essere assolto per un aiuto giudicato irrilevante, mentre è stato determinante, preferirei essere condannato". Intanto, l'Associazione Luca Coscioni ha annunciato per giovedìuna conferenza stampa alla Camera sul tema 'I prossimi passi verso l'eutanasia legalè con Cappato, Filomena Gallo, Marco Gentili e Mina Welby. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro