Il sabato sera cambia faccia: la nuova vita delle disco

Milano ha estinto la sua febbre del sabato sera? "Non completamente" secondo gli addetti ai lavori

Discoteca (Foto archivio)

Discoteca (Foto archivio)

Milano, 28 maggio 2017 - Lo spoon river delle discoteche milanesi, scomparse negli ultimi due decenni, è una lista lunga di nomi accattivanti. Come Atlantique, Propaganda, Rainbow Club, Rolling Stone. All’apice del loro successo hanno fatto divertire migliaia di persone. Ora sono diventate attività commerciali, palazzi e persino case di moda. Milano ha estinto la sua febbre del sabato sera? «Non completamente – dice Roberto Cominardi, presidente della Silb (l’associazione che rappresenta le sale da ballo) e gestore dell’Old Fashion – certo, c’è stato un calo della vita notturna nel mondo occidentale. Anche New York non è più quella di una volta. Non c’è solo la crisi. È cambiato il modo di aggregarsi: non più nei locali rumorosi, sempre più sui social. Ma nella nostra città molte discoteche storiche sono rimaste in piedi».

Ggli iscritti alla Silb provinciale erano 138 nel 2002, attualmente 108. «I locali milanesi medio-piccoli hanno retto meglio l’impatto delle trasformazioni. Più difficile è stato invece resistere per le mega strutture nell’hinterland, dai costi gestionali proibitivi». Secondo l’Istat, i ragazzi italiani tra i 20 e 24 anni che sono andati a ballare almeno una volta all’anno, tra il 2007 e il 2016, sono diminuiti di 136mila unità. E, tra i 25 e i 34 anni, sono «scomparsi» dai radar delle discoteche in 712mila: «È innegabile che ci sia stata una riduzione della clientela cittadina di quella fascia d’età. Ma è stata «rimpiazzata» dal numero crescente di turisti che ha voglia di divertirsi». A scatenarsi sulla pista sono anche giovanissimi: «Prima c’erano i pomeriggi in discoteca nei weekend, ora non più. Quel target si è spostato la sera. Creando non pochi problemi: si può fare entrare un minorenne ma bisogna accertarsi che non beva alcolici. Io ho scelto la linea dura: vietare l’ingresso all’Old Fashion ai minori di 18 anni», spiega Cominardi. A minacciare la sopravvivenza delle disco sono le «serate one-night, organizzate ad Halloween o durante evento speciali. Spazi alternativi come capannoni vengono riconvertiti a serata danzante. Spesso sono gratuiti, sponsorizzati da grandi brand, che «drenano» la clientela dai nostri eventi».

Giuseppe Gissi, vicepresidente di Epam, l’associazione dei pubblici esercizi, punta il dito anche contro «il danno dell’abusivismo dei circoli privati. Loro usufruiscono di agevolazioni, per noi la pressione fiscale è superiore al 50%. Solo per tenere un locale a norma spendiamo in media 15mila euro all’anno». E il futuro? Secondo Gissi «l’economia della notte deve sapere accettare la sfida della trasformazione». Lui era gestore del Puerto Alegre che ha chiuso un anno fa. Adesso al suo posto c’è l’Apollo Club: «Musica molto selezionata, ospiti internazionali. Il target sono gli hipster metropolitani». Cambiare non è stato facile. Confessa: «Il Puerto Alegre era come la mia amante segreta. Gli anni scorsi sono stati difficili. Ma ho voluto scrivere una nuova storia. Altrimenti sarei finito a vivere di ricordi»

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