Il racconto choc dell'ispettore Aler: "Io, aggredita due volte dagli occupanti abusivi"

Le parole della 34enne dopo l'aggressione in un alloggio al piano terra fresco di invasione: "Si sentono intoccabili e non si fanno scrupoli"

Le case popolari di via Abbiati, in una foto di repertorio

Le case popolari di via Abbiati, in una foto di repertorio

Milano, 4 gennaio 2017 - «Ultimamente è diventato difficile lavorare, soprattutto a San Siro. Ci sono occupanti che non si fanno scrupoli, si lanciano addosso a noi ispettori, non si fermano neppure davanti alla polizia». A parlare è una ispettrice Aler di 34 anni, italiana, esperta in mediazione culturale, che lunedì pomeriggio è stata aggredita in via Abbiati, in un alloggio al piano terra fresco di invasione. E non è la prima volta che diventa bersaglio di botte e spintoni: «Il 29 giugno, io e altri tre colleghi più due poliziotti eravamo stati attaccati da occupanti abusivi in via Preneste», sempre a San Siro. L’ispettrice si era vista arrivare sulla schiena un posacenere. A novembre, altri due colleghi (tra cui una donna) erano stati assaliti in via Ricciarelli, poco distante.

Lunedì pomeriggio, stesso copione in via Abbiati. «Siamo andati lì per l’operazione che in gergo si chiama “ripetizione d’intervento”». L’alloggio in questione era stato invaso tra il 30 e il 31 dicembre da una donna egiziana di 23 anni con la sua bimba di 2. Quella notte si era rifiutata di allontanarsi dall’appartamento. Così, lunedì, l’Aler è tornato con assistente sociale e polizia per persuaderla a uscire. «Siamo riusciti a convincerla – racconta la 34enne –, la donna stava raccogliendo i suoi effetti personali e io ho preso in braccio la sua bambina, che era seduta a terra, per intrattenerla. Mi sono messa con la piccola appena fuori dalla porta per aspettare la madre». È stato a quel punto che «un uomo si scagliato come una furia contro di me. Uno straniero, non sapevo chi fosse. Ha cercato di strapparmi la bambina ma io la tenevo stretta».

Poi l’uomo è stato identificato: egiziano di 27 anni, marito della 23enne, pregiudicato. «Mi ha sollevato di peso e buttato dentro l’alloggio. Io sono caduta a terra e mi sono chiusa a riccio per proteggere la piccola ma lui è riuscito a prenderla. Poi l’ha usata come scudo per impedire ai poliziotti di bloccarlo». E ha cercato di estrarre la pistola di un poliziotto dalla fondina, non riuscendo nel suo intento. Nel frattempo, la moglie si era avventata sull’altro agente cercando a sua volta di prendergli la pistola. Nella foga, lo ha morso sull’avambraccio sinistro. Quando i poliziotti sono riusciti a placare gli animi hanno arrestato l’egiziano 27enne per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. La moglie è stata invece denunciata ma è rimasta dentro l’alloggio con la bambina. Una scelta degli operanti per evitere «ulteriori tensioni». Per allontanarla, bisognerà aspettare lo sgombero programmato. Dopo l’aggressione, l’ispettrice Aler è stata accompagnata al San Carlo rimediando una prognosi di 10 giorni per distorsione alle costole, contusione alla spalla destra e all’emitorace destro, contusioni multiple e lieve trauma cranico. Per l’agente morso, i giorni di prognosi sono 3. Due aggressioni in sei mesi. Ora ha paura? «Paura no, faccio questo lavoro da 7 anni... Si spera sempre di riuscire a evitare che la situazione possa degenerare. Ma c’è tensione, soprattutto in quartieri come San Siro».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro