L’ultima sfida biologica: vendere l’ecovernice ottenuta dai pomodori

Mantova, il progetto pilota di una fattoria

Maria Elena, Stefano e Alessandro Chiesa

Maria Elena, Stefano e Alessandro Chiesa

Mantova, 27 agosto 2017 - Lo chiamano l’oro rosso ed è uno dei pilastri dell’agricoltura italiana. Ma il pomodoro, principe della dieta mediterranea, non serve solo all’alimentazione. C’è chi sta riuscendo a ricavarne una vernice purissima, completamente biologica e quindi non tossica, ideale ad esempio per ‘foderare’ le lattine per uso alimentare. E lo fa grazie alla sorprendente riscoperta di una formula risalente al 1942.

L’idea dell’ecovernice, premiata quest’anno con l’Oscar Green di Coldiretti Lombardia, nasce in un’azienda di Canneto sull’Oglio, al confine tra il Mantovano e il Cremonese. La fattoria che porta il nome del titolare Virginio Chiesa è attiva dal 1947. Per anni ha prodotto latte e cereali, dal 1990 è passata all’allevamento bovino, al quale ha aggiunto nel 2008 un impianto di biogas alimentato con le bucce di pomodoro raccolte dai coltivatori sparsi in Val Padana. Oggi l’azienda di Canneto ha ancora 650 capi di bovini pregiati e fattura 4 milioni l’anno anche grazie all’attività di autotrasporto della materia prima per l’impianto di biogas. La gestiscono il titolare con la moglie Chiara Bolsieri, e i tre figli Alessandro di 36 anni, Stefano di 35 e - ultima arrivata - Maria Elena di 18. Ma come è nata  l’idea dell’ecovernice? Stefano Chiesa risponde con una storia dai particolari stupefacenti: «Nella lavorazione del biogas restano sempre quasi intatte le bucce di pomodoro. Parlandone con i tecnici di laboratorio della Stazione sperimentale per l’industria conserve alimentari, la Ssica di Parma, è spuntato un trattamento sperimentale che risaliva al ‘42 e serviva a ottimizzare gli scarti. Sembra che lo avesse voluto il duce in persona. Poi però è arrivato il petrolio e l’esperimento è rimasto in un cassetto». Per tornare d’attualità ora: «Con la collaborazione della stessa Ssica, di un costruttore di impianti parmigiano e di un’azienda di Burago Molgora in provincia di Monza, dal 2010 abbiamo creato un impianto pilota - spiega Stefano Chiesa -. Possiamo trasformare cento chili di bucce all’ora in una particolare resina naturale, la cutina, che fa da materia prima per la realizzazione della vernice».

Il prodotto finale, realizzato in Brianza, non è ancora commercializzato: «Per chiudere il cerchio credo che ci vorranno un paio d’anni - dice l’imprenditore di Canneto -. Stiamo lavorando alla stabilizzazione del prodotto finito, con la replicazione accertata delle sue caratteristiche. Ma siamo sicuri che avrà un mercato vastissimo: le lattine per alimenti rivestite con vernici tradizionali rilasciano a lungo andare sostanze nocive. In Francia sono già vietate. Il nostro prodotto è assolutamente biologico e quindi a zero tossicità». In attesa che i barattoli di vernice dalla buccia di pomodoro arrivino sugli scaffali, a Stefano e alla famiglia Chiesa sono fioccati riconoscimenti e complimenti. Come quello della direttrice di Coldiretti Mantova Erminia Comencini: «È una conferma di quanto i giovani imprenditori agricoli mantovani siano preparati e attenti a alla sostenibilità dei loro prodotti. Si tratta di una caratteristica richiesta da consumatori sempre più consapevoli».