Violenza sessuale nella caserma di Parabiago, la pena per il maresciallo Gatto è da rideterminare

La sentenza della Cassazione: si torna in appello. Contestati 13 casi di violenza di Ivan Albarelli

Massimo Gatto (StudioSally)

Massimo Gatto (StudioSally)

Parabiago (Milano), 27 marzo 2015 - La Cassazione rinvia la sentenza d’appello nei confronti dell’ex maresciallo dei carabinieri di Parabiago, Massimo Gatto, al Tribunale di Milano. I sedici anni e un mese inflitti nel dicembre 2013, in secondo grado, all’ex militare ritenuto colpevole di almeno tredici casi di violenza sessuale – di varia gravità – avvenuti fuori e dentro la caserma di viale Europa dovranno dunque essere ricalcolati di nuovo alla luce della richiesta, avanzata dai giudici della suprema corte, di rideterminare il «peso» del reato di concussione di cui Gatto, fra le altre cose, si sarebbe macchiato.

Quello cioè di avere sfruttato la sua posizione di membro dell’Arma dei carabinieri per intimidire, minacciare, o comunque influenzare, le donne su cui riversava le sue morbose attenzioni. Posizione di potere sfruttata anche – com’è emerso nel corso dei dibattimenti a Milano – in quelle occasioni in cui Gatto utilizzava addiritttura i mezzi della Benemerita per perpetrare le sue condotte. Saranno quindi di nuovo i giudici del Palazzo di Giustizia milanese ad esprimersi nei confronti dell’uomo, oggi cinquantenne, che sta in questi mesi scontando la condanna ai domiciliari. Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Fulvio Baldi, aveva chiesto l’annullamento, con rinvio, dell’intera condanna ritenendo che le toghe milanesi d’appello erano state «carenti nel motivare» la loro sentenza attraverso cui quattro anni venivano decurtati rispetto al primo grado. Confermata infine, sempre dai magistrati romani, la prescrizione per due casi risalenti al 2003.

di Ivan Albarelli