Uccisa da trasfusione con sangue infetto: risarcimento da 1 milione a famiglia

Il tribunale di Milano ha stabilito un risarcimento di oltre un milione per i familiari di Elenia Maria Pozzi

L’ingresso dell’ospedale Manzoni di Lecco

L’ingresso dell’ospedale Manzoni di Lecco

Oggiono, 28 marzo 2017 - Era morta al Manzoni cinque giorni dopo il parto per una trasfusione di sangue infetto. A distanza di sei anni il tribunale di Milano condanna l’Azienda ospedaliera Manzoni e il Ministero della Salute. La richiesta di risarcimento della famiglia di Elenia Maria Pozzi, morta il 27 giugno 2011 per una sacca di sangue infetta è stata discussa dalla quinta sezione del tribunale di Milano, presieduta dal giudice Martina Flamini. I legali della famiglia, l’avvocato Rossana Sirtori, per il marito e le due figlie di 5 e 7 anni, e l’avvocato Silvana Scalise per i genitori, hanno presentato l’istanza di risarcimento in sede civile per negligenza e omissione di controllo.

Il processo in sede civile al tribunale di Milano fa seguito all’inchiesta penale avviata dalla Procura di Lecco dove cinque tra medici e infermieri accusati di omicidio colposo vennero prosciolti. A provocare la morte di Elenia Maria Pozzi, la 36enne di Oggiono deceduta pochi giorni dopo aver partorito la secondogenita è legata a una trasfusione di sangue infetto, noto con il nome di “Yersinia enterocolitica”. A questa conclusione erano giunti i due consulenti nominati dalla Procura di Lecco per accertare cause e responsabilità di quella tragedia. La giovane donna cinque giorni dopo aver partorito era stata sottoposta a una trasfusione per tamponare una emorragia interna. I due periti, Vittorio Sineschi e Pantaleo Greco, avevano accertato che in almeno una sacca per la trasfusione vi era sangue contaminato. Il batterio killer sarebbe stato purtroppo trasmesso dalla trasfusione di sangue contenuto in una delle sacche utilizzate dopo il parto e consegnata a Lecco dalla struttura dell’ospedale di Bergamo.

I due legali avevano così depositato l’istanza di risarcimento al tribunale di Milano perché chiamava in causa il Ministero della Salute. Le richieste andavano in una direzione ben precisa: omissione di controllo da parte del Ministero della Salute e negligenza per l’Azienda Ospedaliera Manzoni. Il giudice ha accolto l’istanza e condannato l’ospedale Manzoni e il Ministero della Salute a un risarcimento di oltre un milione di euro per i familiari della vittima. La difesa dell’ospedale Manzoni ha puntato Sull’eccezionalità dell’evento, un caso infetto di quel genere accade in percentuali minime e gli accertamenti su tutte le sacche di sangue sarebbe stato antieconomico. Invece i legali della famiglia della vittima hanno rimarcato che per le omissioni di controllo una giovane madre è morta, lasciando due figlie piccole e il marito. «l giudice – sostiene l’avvocato Rossana Sirtori che difende il marito e le due figlie - ha riconosciuto le responsabilità dell’ospedale e del Ministero, e per quest’ultimo è la prima volta che accade su un caso del genere».