Dal carcere in Guatemala all’abbraccio di mamma: Samuele Corbetta di nuovo a casa

Il cooperante di 36 anni ha trascorso più di quattro anni lontano da Sirtori

Samuele Corbetta

Samuele Corbetta

Sirtori (Lecco), 15 settembre 2017 – E’ finalmente a casa sua, a Sirtori, Samuele Corbetta, il cooperante 36enne condannato a otto anni di carcere in Guatemala per aver abusato di una bimba delle elementari. Un crimine che lui ha sempre negato di aver commesso, ma per il quale ha trascorso in cella 50 mesi prima di beneficiare del dimezzamento della pena e di essere rimesso in libertà anticipata per buona condotta. «Sono contento di essere qui», ha commentato in un italiano stentato, perché era ormai dal 2008 che non metteva più piede in Italia.

Prima per scelta, per aiutare alcuni religiosi in una missione di San Lucas, e dopo, dal luglio 2013, perché costretto a stare dietro le sbarre in un penitenziario di massima sicurezza. «Sarà difficile abituarmi di nuovo alla libertà», ha ammesso. Quando è partito dall’Italia era poco più che un ragazzo, ora che è tornato è un uomo e tutto, intorno a lui, è cambiato. In Guatemala non potrà mai più andarci, è considerato una persona non gradita ed è stato espulso. Eppure lì, nello stato centroamericano che aveva scelto come sua seconda patria ma che si è poi trasformato in un inferno, ha lasciato il cuore, perché ha conosciuto una donna del posto che gli è stata accanto, è andata sempre a trovarlo e con la quale spera di ricongiungersi presto.

Il suo primo pensiero appena giunto in Brianza è stato proprio per lei: «Devo telefonarle per rassicurarla che sto bene», si è congedato frettolosamente da chi lo attendeva per salutarlo e riabbracciarlo. «Scusatemi, sono davvero stanco e confuso, il volo è stato molto lungo», ha poi aggiunto. Il viaggio verso casa effettivamente è durato parecchio: dopo la scarcerazione è stato imbarcato su un volo da Città del Guatemala per il Messico. Da là, con uno scalo di sei ore, ha raggiunto Parigi con un aereo dell’Air France. Infine, dopo un’attesa più breve, è volato dall’aeroporto Charles de Gaulle fino a Malpensa, dove è atterrato intorno alle 17.

Ad aspettarlo al gate c’erano mamma Emiliana di 64 anni e papà Roberto di 66, il fratello 29enne più piccolo Giorgio e altri familiari che gli hanno organizzato una festa di bentornato a sorpresa. «Se l’incubo è finito – hanno invece tenuto a sottolineare i genitori – è merito soprattutto del nostro ambasciatore in Guatemala Edoardo Pucci, dei suoi collaboratori Graziella, Michele e Giovanni e dell’avvocato Aldo Grazioso dello studio Grazioso Bonetto. Quello che Samuele ha dovuto ingiustamente sopportare ormai appartiene al passato, l’importante è che ce lo abbiano riportato a casa sano e salvo».