Morto sul Monte Bianco per salvare una vita, il saluto di Lecco a Gian Attilio Beltrami

La salma del soccorritore alpino è tornata solo ieri da Courmayeur. Oggi i funerali nella basilica di San Nicolò

Familiari e i compagni del soccorso alpino davanti alla bara di Beltrami

Familiari e i compagni del soccorso alpino davanti alla bara di Beltrami

Lecco, 28 giugno 2017 - Oggi alle 15.30 nella basilica di san Nicolò, saranno celebrati i funerali di Gian Attilio Beltrami, responsabile della XIX delegazione lariana del Soccorso alpino morto sul Monte Bianco. Poco prima, alle 14, i compagni del Cnsas terranno una cerimonia nella piazzola dell’elisoccorso al Bione per ricordare la loro guida. Ieri la salma di Beltrami è ritornata a Lecco dove è stata aperta la camera ardente, nella sede del Soccorso alpino. C’erano tutti gli amici che con Gianni lì hanno condiviso una vita. C’erano anche la moglie Marusca con i figli Monia e Marco accompagnati a Courmayeur per il riconoscimento dal tecnico di soccorso Fabio Lenti. È stato proprio lui, amico da sempre, a spiegare la dinamica che ha portato alla morte di Beltrami. «Ho potuto vedere la relazione e le foto della Guardia di finanza che ha effettuato il recupero. Gianni faceva aiuto istruttore nella scuola del Cai per un corso di alpinismo».

Lenti spiega che dal rapporto emerge che «sono andati al bivacco e da qui sono partiti per fare il Mont Dolent. La via normale è inizialmente di neve, poi diventa un po’ a parete con pendii a 45 gradi, quindi non eccessivamente impegnativi, quindi c’è cresta di roccia di secondo grado che arriva in vetta e devi fare questo tratto senza ramponi sulle rocce. Gianni è arrivato con due allievi in vetta poi ha iniziato a scendere. La sua cordata era di tre ed era un po’ più lenta rispetto alle altre, quindi un altro istruttore si è legato a un allievo e lo ha portato giù».

Fino a quel punto tutto era andato bene e Lenti spiega: «Gianni è rimasto con questo allievo che pare sia scivolato un paio di volte ma è riuscito a tenerlo. Abbassandosi ancora di quota il ragazzo, un giovane di 23 anni di Milano, è scivolato e Gianni non è riuscito a tenerlo, hanno preso velocità scivolando verso il vuoto. Il ragazzo ha perso la piccozza che è l’unico strumento utile per cercare di fermare la caduta. Gianni ha cercato di frenare ma la parete era in obliquo verso un seracco che si chiude in un canale con un salto di alcuni metri e poi un volo di oltre cento metri sulla roccia».

Proprio questa condizione morfologica ha salvato la vita al giovane ma è stata fatale a Beltrami. «Hanno fatto primo il salto – spiega Lenti - solo che il ragazzo era più veloce mentre Gianni cercando di frenare rallentava la velocità. Questo ha fatto si che volando dal primo salto il ragazzo è uscito di molto ed è finito nel vuoto mentre Gianni frenando non è finito nel vuoto ma è caduto sulle rocce sottostanti, si è infilato in un crepaccio ed è morto sul colpo spaccandosi il collo. La corda si è bloccata essendo legata a Gianni e questo ha fermato il volo del 23enne che ha riportato ferite non gravi». Così sino all’ultimo, nel momento più tragico, Gianni è comunque riuscito a salvare una vita. Oggi tutta la città si stringerà attorno ai suoi familiari. Ieri il figlio Marco, nel vedere il dolore della mamma a fianco al feretro di papà, ha assicurato: «La terremo impegnata con i suoi tre nipotini».