Allevatori, pronti 31 milioni di euro. Sul prezzo del latte segnali positivi

Il ministro Martina: più tutela del reddito anche con misure europee

Il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina (Ansa)

Il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina (Ansa)

Milano, 29 novembre 2016 - Torna a crescere il prezzo del latte: 47 centesimi al litro per il latte spot non si vedevano dal dicembre 2013, quando ancora era in vigore il regime delle quote europee, terminato nell’aprile di un anno fa. Nel marzo scorso la quotazione sul mercato di Lodi era al minimo storico di 21,3 centesimi. «Abbiamo sempre lavorato pensando a tutelare il reddito degli allevatori - commenta Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole - e i segnali che arrivano oggi dal mercato sono positivi, ma dobbiamo mantenere alta l’attenzione. Per questo abbiamo stabilito un ulteriore intervento per la zootecnia da 31 milioni di euro, con un sostegno importante agli allevamenti bovini di montagna».

Ministro, la crisi del latte è superata? «Attraversiamo una fase positiva, ma restiamo vigili e coi piedi per terra. Il passaggio dalle quote al mercato libero ha generato una crisi europea senza grandi strumenti di intervento. Come Governo ci siamo impegnati da subito per salvaguardare il reddito degli allevatori e abbiamo spinto la Commissione europea a dare le risposte necessarie».

Ha inciso la condizione di mercato per ottenere il disco verde alla nuova etichettatura di latte e formaggi? «Penso abbia pesato la necessità di dare risposte a chi produce e investe nelle stalle. Con il via libera alla sperimentazione dell’obbligo di indicare la provenienza della materia prima in etichetta dal 2017 segniamo un avanzamento importante. Un passo decisivo anche per la massima trasparenza verso il consumatore».

Come giudica le azioni messe in campo dall’Europa? «Sul latte in un anno e mezzo è stato investito dall’Ue circa un miliardo di euro. Alcuni strumenti sono stati positivi, ma dovevamo intervenire prima e con azioni valide per tutto il territorio dell’Unione. Se oggi risalgono le quotazioni del latte spot italiano è anche perché in questi mesi si è registrato un taglio della produzione europea di un milione di tonnellate soprattutto da parte dei Paesi del Nord che avevano prodotto di più. Questa è la misura più efficace di tutto il pacchetto latte europeo. Per noi è stata fondamentale. Ma non ci accontentiamo».

Cosa prevedete ancora per gli allevatori? «Da gennaio attiveremo un intervento da 31 milioni di euro. Pensiamo in particolare al sostegno degli allevamenti bovini di montagna, da latte e da carne, per valorizzare il ruolo di una filiera fondamentale nelle aree interne. Interverremo anche per la suinicoltura con aiuti per il miglioramento del benessere animale; una parte, inoltre, servirà a contrastare la crisi del settore ovino».

Restando in tema agricolo, cosa si prevede nella legge di bilancio al voto alla Camera? Quali misure riguardano in particolare l’agricoltura lombarda? «Completiamo il taglio di tasse iniziato lo scorso anno con la cancellazione di Imu e Irap, azzerando l’Irpef per chi vive di agricoltura. Parliamo di uno sgravio fiscale in due anni per il settore che arriva a 1,3 miliardi di euro. Non era mai successo prima. Con un emendamento del Pd alla Camera, poi, abbiamo confermato l’aumento della compensazione Iva per le carni, bovine e suine, che vale 20 milioni di euro».

Per i giovani? «Abbiamo mantenuto l’impegno di eliminare i contributi previdenziali per i primi 3 anni per gli under 40 che apriranno un’azienda agricola da gennaio 2017. Nelle zone montane vale già per chi ha aperto nel 2016. Sono molto contento di questa misura, darà una mano ai giovani che vogliono investire il loro futuro nella terra».

Il 4 dicembre è sempre più vicino. Perché sostiene le ragioni del Sì? «Perché dopo trent’anni di discussioni sulla necessità del cambiamento in questo Paese, siamo a un passo dal risultato. Possiamo passare dalle parole ai fatti, rendendo lo Stato più efficiente, più veloce e meno costoso; 950 parlamentari per l’Italia sono troppi: giusto anche tagliare 315 indennità come facciamo per il Senato. Fondamentale avere leggi più veloci e meno ricorsi che bloccano sempre tutto. E poi meno sprechi anche nelle Regioni».

Perché? Può farci qualche esempio concreto di come la riforma incida sulla vita delle persone? «Penso al fondo nazionale degli asili nido, bloccato da ricorso per competenza delle Regioni. Penso agli autotrasportatori che per portare un carico eccezionale da Brescia a Napoli devono riempire 6 moduli diversi. Penso alla legge agricola che è stata in Parlamento 887 giorni prima di essere approvata. E poi credo sia giusto tagliare gli stipendi di tutti i consiglieri regionali, parificandoli a quanto prende il sindaco del Comune capoluogo di regione. Con il Sì al referendum gli italiani possono scegliere il cambiamento. Non contro qualcuno, ma per l’Italia».